La trasmissione dal titolo “Formazione e reskilling dei lavoratori: il Fondo Nuove Competenze”, organizzata da OttoChannel 696 in collaborazione con Ottopagine.it e Il Roma, ha ottenuto un grande riscontro. Il talk, condotto dal direttore di OttoChannel 696 Pierluigi Melillo, per la prima volta in una trasmissione tv campana ha approfondito la nuova misura introdotta dal Ministero del Lavoro e gestita da ANPAL “Fondo Nuove Competenze”, da destinare alla formazione dei lavoratori delle aziende private che, a causa dell’emergenza epidemiologica, hanno la necessità di ridurre temporaneamente l’orario di lavoro dei propri dipendenti.
Sono intervenuti Giorgio Scala, Presidente di Fondazione Saccone, Lucia Agosti, CEO di MCG Consulting, Alfonso Esposito, CEO di Pform Group e Nicola Savino, CEO di Savino Solution e tra i maggiori esperti nazionali di digitalizzazione dei processi.
“Dopo l’iniziale scoramento per la chiusura della formazione in aula dovuta al Covid, abbiamo affrontato una riorganizzazione logistica e una riprogettazione del materiale didattico, ripensando i corsi in termini di fruibilità” – ha spiegato Lucia Agosti – “Il Fondo Nuove Competenze è un’ottima occasione per adeguare le competenze del personale alle nuove sfide e ai nuovi stili di vita che emergono dal mutato assetto organizzativo delle aziende, attraverso un programma di ristrutturazione aziendale che rimodula l’orario di lavoro, per dedicarne una parte alla formazione e, al tempo stesso, consente di validare le competenze dell’individuo, certificandone la capacità di eseguire un compito e integrando il curriculum per consentire la valutazione da parte delle aziende”.
Alfonso Esposito ha spiegato che “Competenza è la parola chiave in questo momento storico di grandi cambiamenti. Bisogna fare un bilancio delle competenze nelle aziende per decidere come intervenire per formare e migliorare il lavoratore. Sono indispensabili le skill informatiche per lo smart working e bisogna comprendere che la riqualificazione professionale è un valore aggiunto sia per l’azienda sia per il lavoratore, che è così preparato a cambiare mansioni o azienda. La formazione attraverso il learning by doing è fondamentale anche a livello sociale, per stare bene nella società e nell’azienda. L’obiettivo di questa misura è dare alle aziende la possibilità di cogliere il momento di crisi per capire cosa si può migliorare e valorizzare le risorse motivate a crescere. La maggiore predisposizione all’utilizzo dell’informatica delle nuove risorse va utilizzata per migliorare le attività nelle piccole realtà e portare sviluppo oggi e negli anni a venire”.
Giorgio Scala ha condiviso l’esperienza di Fondazione Saccone, che “in questo periodo ha dato man forte agli imprenditori con le sue iniziative finalizzate a trasferire competenze, fornire supporto e creare sviluppo. “Pensiamo – ha detto Scala - sia necessario infondere fiducia e promuovere la logica dell’innovazione, intesa come capacità di adeguarsi ai tempi. Il Fondo è occasione per riflettere sul modo di lavorare nelle aziende. Lavorare non più a tempo ma per task e obiettivi con lo smart working, cogliere la sfida del web per mettere in campo nuove competenze su cui puntare nel mondo del lavoro. Generalizzare, indirizzando gli imprenditori su una gamma di possibili percorsi formativi è un errore, mentre è opportuno bilanciare le competenze. Ad esempio, dall’ultimo Digital Meet emerge il dato di 900.000 posizioni aperte in Italia nel digitale, per le quali non si trovano risorse adeguatamente formate. Dobbiamo cogliere questo momento per mostrare resilienza e acquisire il senso civile e morale che il Nord Europa ci insegna da secoli”.
La pandemia ha accelerato la divulgazione del digitale come mai prima, ma in Italia esiste un problema di scarsa accettazione della cultura del cambiamento da parte degli imprenditori, mentre invece bisogna cambiare le modalità del lavoro, implementando nuove procedure” – afferma Nicola Savino – “PA, imprese ed Enti hanno finalmente compreso che i processi digitali sono più importanti degli strumenti. Per essere resilienti, le aziende devono portare avanti un percorso di strategia digitale e reingegnerizzazione dei processi. Il problema in Italia è culturale, non tecnologico, nel senso che fatica a diffondersi il digital mindset necessario a collegare il mondo dell’università con il mondo del lavoro, perché molti millennial appena usciti dall’università non hanno le competenze che servono all’impresa. C’è ancora tanta strada da fare, dare corso al piano triennale di AGID, investire in infrastrutture, perché in molte zone d’Italia manca la connettività veloce e affidabile necessaria per lo smart working e per la formazione a distanza. La formazione deve essere focalizzata non solo sugli strumenti, ma su come fare leva sulle capacità creative per esplorare nuovi modelli di business attraverso il digitale”.