Dopo la polemica scoppiata tra all’indomani della morte di Crescenzo della Ragione al Ciclope, continua il braccio di ferro alla don Camillo e Peppone, tra il parroco e il sindaco di Camerota. Don Gianni ha diffidato gli indagati, tra cui il sindaco, a prender parte alle funzioni religiose e durante la messa dedicata ai Caduti in guerra ha mantenuto la promessa, non facendo parlare dall'altare il primo cittadino.
«Per quanto mi riguarda ho partecipato alla commemorazione dei caduti in guerra così come richiestomi dalla parrocchia di Lentiscosa, così come si fa ogni anno in occasione della festa di Santa Rosalia – ha spiegato Antonio Romano ai microfoni del Giornale del Cilento -. Per quanto riguarda il diritto di parola non è che io chiedo di parlare, mi viene data la possibilità e lo faccio ma la cosa che a me preme di più è il rispetto della popolazione, in questo caso particolare di Lentiscosa, che da sempre commemora i suoi caduti».
Il primo cittadino poi racconta un episodio avvenuto durante la messa. «Mi è dispiaciuto che, in maniera non proprio bella, il parroco ha dato le spalle al monumento in occasione dell’inno nazionale – racconta Romano -. Non si tratta di una mancanza nei confronti del sindaco, che è eletto dal popolo sovrano, è una mancanza nei confronti dei caduti in guerra e della popolazione di Lentiscosa».
Stando alle parole del sindaco don Gianni avrebbe abbandonato la funzione nel momento in cui l’inno di Mameli veniva suonato per ricordare chi si è sacrificato in guerra. Rispetto alla polemica del Ciclope il sindaco Romano preferisce non alimentare altre polemiche e ribadisce come si sia messo a disposizione della magistratura e della popolazione di Camerota per la ricerca della verità. Ha detto: «Sarò felice di dare il mio contributo per dare almeno una consolazione alla famiglia che ha perso quel giovane figlio, è solo quello che mi preme e non mi darò pace fino a che tutto questo non sarà concluso».
Redazione Sa