«I dati diffusi dall’Acse circa l'attività di raccolta differenziata ed i ricavi da essa generati non ci convincono». Lo sostengono i componenti del gruppo Scafati Arancione, in merito ai risultati comunicati dalla società partecipata nel tracciare il bilancio del 2020.
«E' del tutto evidente che il dato sulla percentuale della raccolta, a chiusura dell’anno 2020, sia fortemente legato all'emergenza Covid e non potrebbe essere altrimenti. Tuttavia, riteniamo i risultati registrati derivino anche e soprattutto da scelte politiche e gestionali a dir poco discutibili. Infatti, il 2020, secondo i richiamati dati diffusi, si è chiuso con una percentuale del 62% per ciò che concerne la raccolta differenziata: un dato, a nostro modesto giudizio, non all’altezza delle legittime aspettative di una popolazione come quella scafatese, e che temiamo possa pericolosamente coincidere con un rilassamento generale da parte dell'intera governance. Siamo dell’opinione che sia necessario lavorare con grande impegno al progressivo e costante incremento della percentuale di raccolta differenziata in città, anche attraverso credibili sistemi premiali (perché tutti i tentativi fatti fino ad oggi si sono rivelati dei grandi flop), che tengano conto davvero dei comportamenti virtuosi di chi differenzia correttamente, nonché mediante un sistema di raccolta maggiormente compatibile con il calendario di conferimento».
Il discorso si concentra poi sui lavoratori precari: «Ancora una volta, con l’ennesimo bando, per sopperire alle carenze di organico si usa l’abusato sistema della somministrazione, capace di generare soltanto grande incertezza, oltre che uno spreco di risorse da dedicare alle nuove assunzioni da riformare ogni volta. E’ tempo che ci si renda conto che quello della spazzatura a Scafati non è un problema a carattere straordinario ma ordinario, che deve essere risolto anche mediante la stabilizzazione dei dipendenti, passando per procedure di assunzione a tempo indeterminato, secondo quelle che sono le disposizioni previste per le società di servizi come l’Acse, aventi ad unico socio un Ente pubblico».