Poche ore dopo il terremoto politico che ha portato alle dimissioni di nove consiglieri e alla chiusura anticipata, dopo appena 18 mesi, dell'esperienza amministrativa, il sindaco di Capaccio Paestum Franco Palumbo ha usato parole di fuoco per spiegare gli eventi che hanno portato alla sua sfiducia. "La mia colpa è stata quella di aver detto no a chi perseguiva interessi personali senza piegarmi a logiche affaristiche. La gente sa bene cosa è accaduto davvero", le parole della fascia tricolore che ha parlato di "ostruzionismo, ma anche di amarezza e delusione per una sfiducia nella quale non c'è nulla di politico".
Palumbo attacca duramente i nove firmatari delle dimissioni dall'incarico di consigliere (definiti "traditori del popolo"), e li ritiene responsabili di "una pugnalata alle spalle che ha messo in ginocchio la città". Poi si rivolge direttamente ai cittadini capaccesi, ai quali snocciola l'elenco delle cose avviate e che ora rischiano di essere bloccate.
"Denuncio tutto alla magistratura affinché sappia che c'è una criminalità che a Capaccio Paestum è capace di togliere la poltrona ad un sindaco, con gente indegna di sedere in consiglio comunale", la rovente reprimenda di Palumbo, che ha poi ringraziato pubblicamente i consiglieri che lo hanno sostenuto in questo anno e mezzo di sindacato certamente non semplice.
L'ormai ex fascia tricolore non dice se poi si ricandiderà alle prossime elezioni amministrative di primavera, ma rivendica ancora una volta l'impegno per la legalità e la trasparenza, con la decisione di affidare la gestione dei lavori pubblici al marito di un magistrato: "Questa era la nostra trasparenza, e questo sistema si è voluto far saltare", ha aggiunto Palumbo.