Riceve ospiti a casa: il boss torna dietro le sbarre

E' stato trasferito in un carcere di alta sicurezza

Pagani.  

 

Poco meno di un mese di libertà agli arresti domiciliari, per il 31enne Andrea De Vivo, ritenuto elemento di spessore del clan di camorra Fezza - D’Auria Petrosino, recentemente assolto per il duplice omicidio Aziz-Cascetta nel 2008 e ristretto per anni al 41 bis. L'uomo dovrà tornare nuovamente in carcere. Il provvedimento è scaturito da una doppia violazione della misura dei domiciliari, alla quale era sottoposto, che prevedeva numerosi divieti. Tra questi, quello di non poter ricevere in casa alcuna visita. Con un’informativa a firma dei carabinieri del Nucleo Investigativo carabinieri di Nocera Inferiore, il sostituto procuratore dell’Antimafia, Vincenzo Montemurro, ha tuttavia riscontrato diverse violazioni. In due circostanze diverse, De Vivo avrebbe ricevuto persone in casa. Dalle 3 alle 5 persone, proprio queste presenze gli sono costate un aggravamento della misura, il ritorno in carcere.

De Vivo è stato trasferito nella casa circondariale di Voghera, in Lombardia, struttura destinata ai detenuti in regime di alta sicurezza. Tantissimi i precedenti del 31enne che è attualmente sotto processo a seguito del maxi blitz condotto dall’Antimafia, «Taurania Revenge». Il giovane boss ha trascorso gli ultimi sei anni in carcere (2 al regime del 41 bis), dove ora ha fatto ritorno.

Implicato in procedimenti per reati contro la persona e il patrimonio, oltre che per armi e droga, è atteso dalla sentenza in primo grado nel processo della Dda a Nocera Inferiore. Secondo l'accusa il ruolo che avrebbe avuto nella "holding mafiosa" capeggiata da Antonio Petrosino D’Auria sarebbe stato di notevole importanza, oltre che preminente. A fornire elementi investigativi sui componenti del clan nel processo, i verbali di due collaboratori di giustizia, Domenico Califano e Gerardo Baselice.

Redazione Salerno