"Quando ho saputo della morte di Stefano volevo buttarmi giù"

Il duro sfogo di Alessio Feniello, padre di Stefano, morto nella tragedia dell'Hotel Rigopiano

"Se c'era il figlio di Gentiloni non lo avrebbero fatto morire"

Valva.  

Continua lo sfogo di Alessio Feniello, padre di Stefano, il 28enne originario di Valva morto sotto le macerie dell'Hotel Rigopiano, travolto da una slavina il 18 gennaio scorso. Questa volta il padre del ragazzo si è lasciato andare a una serie di commenti durante la trasmissione La Zanzara, su Radio 24. “Quando ho saputo della morte di Stefano volevo buttarmi dal terrazzo di casa. Avevo deciso così. Poi ho fatto una promessa a mio figlio: fino a quando non avrò giustizia non mi fermerò. Voglio i colpevoli e devono solo augurarsi che io abbia un infarto, che io muoia prima. Non mi fermerò prima di aver avuto giustizia” queste le parole di un uomo ormai distrutto da una vicenda che gli ha portato via il figlio. “La mia vita è finita – continua Alessio Feniello – a un mio amico psicologo ho chiesto se c’è la possibilità di resettare il cervello. Se non c’è, la mia vita è finita. Ho solo rabbia e non riesco più a piangere. Mia moglie e l’altro mio figlio sono distrutti”. Oltre al dolore la rabbia dunque, quella di non aver ancora avuto chiarezza e risposte sulla morte di Stefano, dato per supersite in un primo momento, quando è stata estratta viva dopo 50 ore sotto le macerie la fidanzata Francesca Bronzi.

“Gentiloni mi fa ridere quando dice che è stato fatto tutto bene. Se ne sono fregati. Se c’era il figlio di Gentiloni non lo avrebbero fatto morire. Avrebbero mandato su qualsiasi mezzo” ha continuato Feniello.

“Ho fiducia nei giudici, bisogna far sentire la nostra voce anche con loro, non è stato solo il destino, la colpa è sempre degli uomini. Ho denunciato tutti col mio avvocato. Il sindaco di Farindola, il prefetto, il questore, il presidente della Regione e della provincia. Hanno tutti delle responsabilità. Se c’erano i figli di uno di questi tutto questo non succedeva. Li avrebbero recuperati con gli elicotteri prima del crollo dell’albergo. Primo responsabile è il sindaco di Farindola – accusa Alessio Feniello - poi c’è anche l’ex sindaco che ha detto che si taglierebbe un braccio per aver dato le autorizzazioni alla costruzione dell’albergo. E poi ha detto, pur avendo un fratello morto, che il problema del comune è che hanno perso venti posti di lavoro. Ma vi rendete conto? Da padre posso sentire queste cose?”. Il padre di Stefano accusa poi anche la gestione dei primi momenti successivi alla tragedia, alla domanda su cosa ne pensasse della funzionaria della Protezione civile che ha risposto alla prima telefonata di aiuto dall’hotel ha risposto poi “quella è una deficiente. Mio figlio alle 13 era pronto per tornare a casa. Ma nessuno andava a liberare la strada. Se lo spazzaneve fosse partito quando è partito l’allarme prima delle quattro di mattina sarebbe arrivato sicuramente.

Quelle persone si sarebbero salvate. Quando mio figlio è salito hanno liberato la strada, con una panda Bianca. Dovevano impedire alla gente di salire. Si sono impegnati per farli arrivare all’albergo, poi non si sono preoccupati di tenere la strada libera. Hanno fatto solo il lavoro per farli salire, per farli pagare. Poi nulla. Sono dei pezzi di merda. Io ho perso tutto, non ho paura di nulla, mio figlio non me lo restituisce più nessuno. A mio figlio non hanno permesso di lasciare l’hotel. Questo è sequestro di persona e omicidio” conclude poi Feniello.

Redazione Salerno