"Mio figlio a morire in quell'inferno i vip tenuti lontani"

Le dure accuse del padre di Stefano, morto nella tragedia dell'Hotel Rigopiano

Valva.  

“Ecco cosa mi è rimasto di mio figlio: un braccialetto e una catenina, perchè è piegata questa medaglietta, lo sa?” Alessio Feniello, padre di Stefano il 28enne originario di Valva, morto tra le rovine dell'Hotel Rigopiano si sfoga ancora con i giornalisti. Questi gli oggetti del suo Stefano che sono stati restituiti alla famiglia, il giorno dopo il riconoscimento della salma. Non si dà pace Alessio e libera tutta la rabbia, accumulata in oltre 7 giorni di angoscia e attesa. Ha potuto riconoscere suo figlio da una foto che ritraeva il tatuaggio che aveva su una gamba.

Ora è un padre che però chiede ancor di più giustizia e lo fa a gran voce. “Mio figlio è partito per Chieti, gli stanno facendo l'autopsia, abbiamo nominato un perito di parte, lo vogliamo sistemare, vestire come piace a noi, dopo il funerale ne riparliamo, ma vi prometto che questa storia non finisce qua. Farò di tutto affinchè i responsabili paghino, sono disposto a vendermi tutto. Vado a dormire sotto a un ponte – continua - ma devono pagare perchè non succeda più una cosa del genere. Ora devo solo portare a casa mio figlio, lo devo cremare a lo voglio portare a casa con me. Ma mia moglie vuole sapere se ha sofferto o è morto sul colpo. Chi devo ringraziare per tutto questo, chi?”.

Le accuse di Alessio Feniello sono rivolte al presidente della Regione Abruzzo, al prefetto, Alessio chiede giustizia. Il figlio preoccupato nei momenti prima della slavina che ha travolto il Rigopiano disse agli amici “qua ci rimango”. “La ragazza di mio figlio mi ha spiegato tante cose – continua Alessio - mi ha detto che vedeva solo il braccio di Stefano, i vigili del fuoco ci hanno detto che sono scesi in quell'antro ma lui non c'era, voglio sapere la verità. L'albergatore per me deve cambiare mestiere. Un albergatore che vuole avere un albergo a 4 stelle si deve attrezzare. Il sindaco di Farindola invece deve andare a pascolare le pecore. Dovevano evacuare l'albergo, c'era il terrremoto. Perchè il martedì sera fate salire la gente mentre al cantante famoso che vuole venire nella struttura mandate il messaggio dicendogli di non salire e a mio figlio dite che non ci sono problemi?”.

Ed è proprio qui che il dolore diventa rabbia, una tragedia che gira intorno ad un unico interrogativo che riguarda quella strada che nessuno ha sgombrato dalla neve, rendendo impossibile agli ospiti del resort il ritorno a casa, malgrado tutti avessero le valige pronte e volessero andare via. Ma a fare ancora più male al padre di Stefano è proprio il messaggio inviato al cantante del Volo nel quale l'albergatore lo invita a non andare al Rigopiano. “Mio figlio aveva chiamato il giorno prima e gli avevano detto che gli garantivano il servizio, ma quale servizio?”. Ora si aspettano i risultati dell'autopsia per capire cosa sia davvero successo a Stefano, in quell'inferno di neve e detriti.

Sara Botte