Al liceo Alfano I la mostra "1943-44, il Sud tra guerra e Resistenza"

"Un'occasione per recuperare la memoria storica della città"

al liceo alfano i la mostra 1943 44 il sud tra guerra e resistenza
Salerno.  

Il liceo Alfano I ospiterà da mercoledì 12 ottobre fino all’11 febbraio 2023 la mostra “1943.44. Il sud tra guerra e Resistenza”. Dopo aver girato tutto il Mezzogiorno ed essere approdata temporaneamente a Vietri Sul Mare, grazie all’istituto cittadino, l’esposizione, che racconta come il meridione contribuì, in modo non secondario, alla costruzione della Repubblica nata dalla Resistenza, “sbarca” a Salerno, che, sede di Governo italiano dall’11 febbraio al 15 luglio 1944, ebbe un ruolo fondamentale.

L’inaugurazione della mostra, a cura del Museo dello Sbarco e Salerno Capitale, avverrà domani, mercoledì 12 ottobre alle 11. La mostra, oltre che rappresentare un momento formativo prezioso per docenti e studenti, aprendosi al pubblico, è pronta a rafforzare il patto di comunità e inclusione sociale con il territorio. 
«Le immagini sono datate ma sono di un’attualità evidente. Scorporate dall’aspetto espositivo sembrano immagini che vediamo quotidianamente. Mai avremmo potuto immaginare che dopo 70 anni il passato è in realtà il nostro presente. Da qui la scelta di ospitare quest’esposizone, per conoscere la storia del proprio territorio e anche per far comprendere come la guerra non sia casuale ma una scelta», ha esordito la dirigente dell’Alfano I, Elisabetta Barone, durante la conferenza stampa di presentazione, ribadendo anche il dispiacere della chiusura del Museo dello Sbarco.

«Mi auguro che ci siano ancora i margini. Per la città è come perdere la Monnalisa ed è molto triste che nessuno se ne interessi», ha aggiunto.
Sessantasei pannelli, non un racconto engfatico o rivendicativo, ma un viaggio descrittivo degli avvenimenti che puntualizzano la centralità del Meridione nella tragedia della Seconda Guerra Mondiale e nella costituzione della Repubblica post Resistenza. Si parte dalle locandine del cinema e poi i bombardamenti da Pantelleria a Napoli, da Avellino a Salerno, per finire con le immagini del primo e secondo Governo Badoglio e quello Bononi. Suggestivo il dettaglio sui mesi tra giugno e settembre del 1943, quando tutta la Campania fu sottoposta a pesanti raid aerei dagli Alleati, nella fase preparatoria e durante l’operazione di sbarco nel Golfo di Salerno.

«Finalmente a Salerno», ha esordito Nicola Oddati, Presidente dell’Associazione Parco della Memoria della Campania. «Questa mostra nasce dal fatto che la Resistenza non appartiene al Nord. Il nostro non è un discorso di meridionalismo becero ma la realtà storica. La difficoltà nella mostra è trovare materiale che supporti questo tipo di discorso. Partiamo da locandine dei film che già nell’immediato dopoguerra hanno affrontato l’argomento attarverso dei veri e propri capolavori (“Paisà” e “Roma città aperta” di Rossellini del 1946 e del 1945, ma anche “La Ciociara”, film del 1960 diretto da Vittorio De Sica) che hanno segnato la rinascita del cinema italiano. E poi i bombardamenti. Il 21 giugno Salerno subì il primo dei circa venti bombardamenti con 700 vittime; Caserta colpita il 27 agosto, il 16 e il 17 settembre contò oltre un centinaio di vittime. Benevento, nodo centrale di comunicazione ferroviaria fra Roma e la Puglia, venne colpita in maniera durissima dai bombardamenti angloamericani con circa 2000 vittime. Tante le foto degli aerei dall’alto e le bombe che cadono sulla città, pochi gli scatti delle macerie», spiega Oddati. 

Il viaggio si conclude con Salerno Capitale con i protagonisti riuniti presso Palazzo di Città. «Abbiamo creato questa esposizione sette anni fa. Per anni è stata una mostra itinerante, finalmente torniamo a casa. Partiamo da un assunto storiografico, ovvero sfatare la leggenda che lo sforzo del Centro Nord nella liberazione d’Italia e raccontare la totalità di una guerra in termini di armamenti utilizzati. Quello che sconvolge ancora oggi è l’utilizzo, all’epoca, di bombe che cadevano sulla città a scoppio ritardato e a scopo psicologico, volute cioè per incidere psicologicamente sulle popolazioni e metterle contro il regime», ha raccontato Antonio Palo, Direttore del Museo dello Sbarco e Salerno Capitale, ricordando di quando, nel 2008, cinquemila salernitani furono costretti a sfollare a causa di un ordigno bellico ritrovato durante i lavori di scavo in un cantiere di via Rafastia, nel quartiere del Carmine. 

«Si trattava di una bomba inglese di 227 chilogrammi della seconda guerra mondiale che, a distanza di anni, poteva scoppiare in qualsiasi momento», ha spiegato Palo.
L’invito a partecipare è arrivato forte anche da Giuseppina Di Stasi, referente della progettazione didattica dell’Alfano I e Antonio Montuori, Presidente del Consiglio d’Istituto: «Dobbiamo recuperare la memoria e l’identità umana di una comunità così come il senso di appartenenza senza nostalgia, vi aspettiamo».