In mostra i reperti archeologici ritrovati dalle fiamme gialle

L'iniziativa promossa dalla Finanza di Salerno e dal direttore del Parco Archeologico di Paestum

in mostra i reperti archeologici ritrovati dalle fiamme gialle
Agropoli.  

Inaugurata questa mattina ad Agropoli la mostra permanente che raccoglie i reperti archeologici ritrovati, nel corso di appositi interventi, dalla Guardia di Finanza di Salerno. L’iniziativa, promossa dal Comandante Provinciale, Generale di Brigata Danilo Petrucelli, è stata accolta con grande entusiasmo dal Direttore del Parco Archeologico di Paestum & Velia, Gabriel Zuchtriegel, al fine di dare alla comunità locale l’opportunità di fruire, attraverso l’esposizione dei tesori, di un patrimonio culturale di eccezionale valore storico  e identitario.

L’idea era stata concepita in occasione della recente inaugurazione della nuova sede della Compagnia di Agropoli, intitolata alla Medaglia d’Oro al Valor Militare Costabile Di Sessa, Finanziere mare sacrificatosi nell’adempimento del dovere durante la Seconda Guerra mondiale. Ed è proprio negli uffici di questa caserma, luogo simbolo della lotta per la legalità, che si è tenuta la cerimonia di apertura della mostra, ad ulteriore testimonianza del fondamentale messaggio di cui si fanno portavoce i promotori dell’evento.

In questa ottica si inquadra, infatti, la riappropriazione dei beni che, grazie all’impegno profuso dai Finanzieri a tutela dell’importantissimo sito, dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità, sono stati sottratti ad un destino di oblio e che ritornano ora alla luce per essere apprezzati da tutti. Quale rappresentante, nell’intera provincia, della Guardia di Finanza, sempre in prima linea nella salvaguardia del patrimonio artistico, il Generale Petrucelli ha scoperto, insieme al Dottor Zuchtriegel, la vetrina allestita per l’esposizione di una piccola parte dei numerosissimi reperti raccolti, normalmente custoditi nei magazzini del Museo.

Tra i preziosi manufatti che possono essere ammirati nella teca, anfore, bottiglie, coppette e vasi a decorazione policroma, maschere e testine in terracotta, sequestrati, a partire dagli Anni Settanta, ai predatori di tombe antiche (i cosiddetti “tombaroli”) che, con scavi clandestini e traffici illegali, avevano causato, nel tempo, gravissimi danni alla Necropoli pestana.

Sebbene sia considerata la “città meglio conservata della Magna Grecia”, con origini che risalgono all’età preistorica, Paestum e le sue ricchezze sono ancora in gran parte sconosciute. Con un vasto progetto di valorizzazione, si cerca adesso di colmare queste lacune con nuovi scavi e con l’approfondimento dell’analisi dei materiali conservati. Le ricerche proseguiranno all’insegna di un’“archeologia pubblica”, favorendo il coinvolgimento dei cittadini, non solo con la massima divulgazione dei risultati degli studi, ma cercando di appassionare il pubblico con visite quotidiane presso i cantieri e incontri con gli archeologi.