False certificazioni per aborti illegali e un peculato di 40mila euro. Con queste accuse la Guardia di finanza ha notificato un avviso di conclusione delle indagini al ginecologo salernitano Bruno Torsiello e alla sua assistente Rosa Vomero. Le indagini dei finanzieri sono partite a febbraio da una verifica fiscale nello studio del ginecologo. I militari hanno ascoltato 250 gestanti. Il blitz dei finanzieri avvenne lo scorso febbraio in casa sua. Poi le intercettazioni e telecamere piazzate per seguire le indagini con maggiore accuratezza.
Secondo quanto ricostruito dalle fiamme gialle il medico era riuscito a farsi una vastissima clientela. Arrivavano pazienti da tutta la Campania, ma anche dalla Basilicata e Calabria. E in un caso anche dal Veneto. Da quanto accertato dai finanzieri i certificati non veritieri venivano redatti sotto corresponsione di importi che andavano fino a 150 euro.
Le accuse della procura sono pesantissime. Torsiello è accusato di peculato, falso in atto pubblico e violazione dell’articolo 5 comma 4 della legge sull’interruzione volontaria della gravidanza. La sua assistente invece solo di peculato. Il medico avrebbe consentito aborti prima dei 7 giorni di “riflessione” imposti dalla legge.
Il medico, inoltre, per agevolare le pazienti, avrebbe redatto falsi certificati finiti sotto la lente degli inquirenti.
il primario avrebbe autorizzato a svolgere l’intramoenia incassando il denaro da parte dei pazienti a nero, sottraendoli alle casse pubbliche. Ed in questa operazione avrebbe avuto un ruolo importante la sua assistente.