Le cosche si riorganizzano nel Cilento

L'ultima relazione della Direzione Nazionale Antimafia sui fenomeni malavitosi a sud di Salerno

Capaccio.  

Fenomeni criminali sempre più diffusi nel Cilento. È il quadro preoccupante che emerge dall’ultima relazione della Direzione Nazionale Antimafia, a firma del procuratore generale presso la Corte d’Appello di Salerno, Leonida Primicerio,depositata pochi giorni fa in Parlamento. “Emblematici - si legge nella relazione - sono gli interessi economici del clan Fabbrocino, sia i risultati di una più recente attività investigativa che ha accertato la presenza di interessi del clan Cuccaro, proveniente dalla zona di San Giorgio a Cremano, Cercola e San Giuseppe Vesuviano, sul territorio di Agropoli e Camerota”. Notevole, invece, l’incremento della presenza di esponenti e fiancheggiatori della ‘ndrangheta calabrese nel Vallo di Diano. Nella Piana del Sele, invece, secondo la Dda i clan si stanno tutti riorganizzando. "Accanto al fenomeno del rientro in campo di ex appartenenti a consorterie camorristiche, si conferma l’attivismo di giovani criminali; a Battipaglia, Montecorvino, Bellizzi, Eboli e Campagna, si segnala l’organizzazione a delinquere di stampo mafioso, attiva nello spaccio di stupefacenti, facente capo a Pierpaolo Magliano, collegato al noto clan Giffoni, che a sua volta si collocava sulla scia del clan Pecoraro, ma non si esclude il pericolo legato all’ascesa di un nuovo clan egemone”. Il pg Primicerio tira di nuovo in ballo il comune di Capaccio, dove, si legge nella relazione, “è stata accertata l’operatività di un’associazione criminale dedita all’usura ed alle estorsioni, diretta dal noto capoclan della Nco, Giovanni Marandino, nonché sono attivi filoni d’indagine relative ad altre aggregazioni che sembrano essere finalizzate alla ricostituzione degli ex clan De Feo, Pecoraro-Renna e Maiale”. Sempre tra Eboli, Capaccio ed Agropoli, sono state rilevate attività di organizzazioni criminali dedite allo spaccio di droga, allo sfruttamento della prostituzione ed all’intermediazione illegale di lavoro in nero con cittadini extracomunitari.