Voti dal clan, il collaboratore di giustizia Domenico Califano punta il dito contro Alberico Gambino.
«I voti erano tutti assegnati, Tommaso Fezza viene qui e già sa che dobbiamo portare Gambino. Poi me lo confermò Vincenzo Confessore. Devi portare Gambino». Così il pentito riascoltato in aula nel processo d’appello “Linea d’ombra”, che conferma quanto già riferito in primo grado davanti ai giudici di Nocera Inferiore.
La circostanza gli fu spiegata dal barista de “il Molo” di Pagani. Califano ha spiegato quello che sapeva dei rapporti tra politica e clan, con lui a fare da compariello a Confessore, e tramite lo stesso esponente del clan inserito nel gruppo criminale Fezza-Petrosino D’Auria a gestire cocaina e videopoker. «Confessore mi disse che per autorizzazioni e permessi non avevano problemi. Lui e Luigi Fezza fecero dei lavori nelle loro case, e non ebbero problemi. Anche Daniele Confessore, fratello di Vincenzo, entrò subito nella multiservice grazie ai contatti con l’amministrazione comunale».
Califano ha ribadito il suo ruolo nel gruppo criminale, rievocando le minacce che lo portarono alla collaborazione, il rapporto con Confessore, il ruolo di capo di Antonio Petrosino D’Auria: tutte circostanze non ritenute sufficientia confermare i rapporti tra Gambino e il presunto clan. Ma le riunioni, i vertici e le azioni criminali, c'erano, come i morti degli anni 2007-2008, con i relativi processi.
Redazione Sa