Villa Lina, quel black-out istituzionale che ha favorito i clan

A Sarno, per anni, si è finto di non vedere. L'ex struttura confiscata abitata dalla vedova del boss

villa lina quel black out istituzionale che ha favorito i clan

Per anni, la struttura, confiscata nel 2016, è rimasta nelle mani di Pasqualina Falanga, vedova di Raffaele Rosario Boccia, uomo ritenuto vicino ai clan Galasso e Alfieri. Nonostante il bene fosse stato destinato a progetti sociali.

Sarno.  

La vicenda di Villa Lina, a Sarno, rappresenta un caso emblematico di inerzia istituzionale e silenzio politico. Un sopralluogo casuale ha rivelato la presenza della vedova del boss e l'assenza di interventi effettivi.

L'episodio che ha fatto emergere il caso è avvenuto recentemente, quando rappresentanti della Procura di Nocera Inferiore e della Prefettura di Salerno hanno effettuato un sopralluogo in occasione dell'inaugurazione di un altro bene confiscato. Con sorpresa, hanno scoperto che Pasqualina Falanga risiedeva ancora nella struttura e che persino il simbolo della famiglia Boccia era rimasto intatto. L’imbarazzo è stato evidente: Villa Lina era stata dimenticata dai registri dei beni confiscati.

Un lungo stallo tra richieste e mancate risposte

Il Comune aveva chiesto la gestione del bene per destinarlo a donne vittime di violenza, ma la burocrazia ha rallentato tutto.

Nel 2016, dopo il sequestro, il Comune di Sarno aveva avanzato richiesta all’Agenzia nazionale dei beni confiscati per ottenere la gestione dell’immobile e trasformarlo in una casa di accoglienza per donne vittime di violenza. Nel frattempo, la struttura aveva ospitato migranti sotto la gestione di una cooperativa. Nel 2022, la Prefettura aveva proposto di utilizzarla per l'accoglienza di profughi ucraini. Tuttavia, l'assegnazione è rimasta bloccata e la cooperativa incaricata aveva tra i suoi dipendenti proprio la vedova del boss, che ha continuato ad abitare indisturbata nell’ex struttura confiscata.

L’intervento della Procura e lo sgombero lampo

Solo dopo il passaggio di competenza alla Procura di Nocera Inferiore, è stato possibile intervenire.

Quando la gestione del caso è passata alla Procura di Nocera Inferiore, la situazione ha preso una svolta decisiva. Il blitz improvviso, che ha coinvolto anche il prefetto Francesco Esposito, ha portato allo sgombero immediato della struttura. Una soluzione che ha messo fine a un'anomalia durata quasi un decennio.

Un caso che lascia molti interrogativi

Le istituzioni hanno ignorato per anni una realtà ben nota a tutti, compreso il mondo politico locale.

L'intera vicenda solleva interrogativi pesanti sulla gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Come è stato possibile che per anni nessuno abbia segnalato la presenza della vedova del boss? Perché le istituzioni hanno ignorato la questione? Il silenzio della politica locale, soprattutto degli ex amministratori comunali, evidenzia un problema strutturale nella gestione del patrimonio confiscato alla camorra.

Il futuro di Villa Lina: si riuscirà a recuperarla?

L'Agenzia dei beni confiscati ora dovrà sanare le parti abusive e avviare un nuovo percorso di assegnazione.

Dopo lo sgombero, l'Agenzia nazionale dei beni confiscati dovrà affrontare la questione della regolarizzazione delle strutture abusive presenti nel complesso, prima di poter riattivare l’iter per una nuova destinazione del bene. Resta la speranza che Villa Lina non venga nuovamente dimenticata e che possa finalmente diventare uno spazio utile alla collettività, come era stato previsto quasi dieci anni fa.