Dopo l’esplosione della notte scorsa, un "finto" allarme bomba ha costretto all’evacuazione il Palazzo di Città, contribuendo ad alimentare quella che oramai sembra essere una forte strategia della tensione messa in atto dai clan della camorra. Una telefonata anonima ha segnalato la presenza di un ordigno all’interno del Palazzo di Città. L’intero edificio è stato evacuato, coinvolgendo dipendenti, assessori e la stessa sindaca. Sul posto sono intervenuti carabinieri, unità cinofile e artificieri, che dopo un’accurata ispezione non hanno trovato alcun esplosivo. Tuttavia, l’episodio ha contribuito ad aumentare la paura tra i cittadini e a rafforzare i sospetti su un possibile clima intimidatorio.
L’esplosione ha scuosso il paese
Castel San Giorgio si è svegliata nel terrore dopo l’attentato che ha colpito il portone del Comune. Un ordigno artigianale, la cui potenza ha provocato danni agli edifici circostanti, ha gettato nello sconcerto la comunità. I residenti si interrogano sulle possibili motivazioni dietro un gesto così violento, mentre l’amministrazione comunale, guidata dalla sindaca Paola Lanzara, chiede risposte immediate. Il paese, descritto da molti come un luogo tranquillo, fatica a trovare una spiegazione per un attacco di tale portata.
Ipotesi e piste investigative
Gli inquirenti stanno vagliando diverse ipotesi per comprendere il movente dell’attacco. Una delle possibilità è legata ai lavori pubblici affidati dal Comune, un settore che potrebbe aver attirato interessi poco trasparenti. Alcuni residenti, infatti, sottolineano come l’esplosione possa essere collegata a gare d’appalto o a progetti urbanistici in corso. Un’altra pista porta all’azione di gruppi malavitosi intenzionati a imporre la propria presenza sul territorio, con il classico metodo della violenza e dell’intimidazione.
Telecamere fuori uso e indagini in corso
Un elemento che complica le indagini è il mancato funzionamento delle telecamere di sorveglianza del Comune e di un’attività commerciale vicina. Nessun sistema di sicurezza è stato sabotato, ma il guasto degli impianti ha impedito di raccogliere immagini utili all’identificazione dei responsabili. Gli investigatori stanno ora cercando di ricostruire il contesto dell’attacco e di individuare elementi che possano portare a una svolta nelle indagini.
La comunità chiede chiarezza e giustizia
L’attentato ha scosso profondamente la comunità di Castel San Giorgio, che si stringe intorno all’amministrazione comunale. L’incontro organizzato da Libera, con la partecipazione di Annamaria Torre, figlia del sindaco Marcello Torre ucciso dalla camorra nel 1980, ha assunto un significato ancora più forte dopo quanto accaduto. Torre ha sottolineato la necessità di fare luce immediatamente sull’episodio e di non lasciare soli i cittadini e gli amministratori locali. Il timore è che, finiti i titoli sui giornali, il caso possa essere archiviato senza giustizia.
Un clima di paura, ma anche di resistenza
L’allarme bomba che ha seguito l’attentato solleva interrogativi su una possibile strategia della tensione. È solo un caso isolato o c’è un disegno più ampio dietro questi eventi? Gli inquirenti continuano a lavorare per dare una risposta a questa domanda, mentre la comunità locale chiede sicurezza e verità. Castel San Giorgio si ritrova ora a fronteggiare una sfida inedita, ma la volontà di resistere e di non piegarsi alla paura emerge con forza tra cittadini e istituzioni.