Tumore non diagnosticato: sette medici a processo

I camici bianchi non si accorsero del cancro che uccise Giovanna D'Alessandro, 43enne di Capaccio

Capaccio.  

Trattarono un tumore come un ascesso: sette medici a giudizio per la morte di Giovanna D'Alessandro

La 43enne di Capaccio, deceduta a luglio del 2014, era stata tenuta in cura per quasi tre anni dai sanitari, che non si erano accorti di un cancro al seno né durante le visite né nel corso dell’intervento chirurgico, e nemmeno durante le medicazioni che la donna aveva contratto una neoplasia.

Il calvario ebbe inizio nel 2011, quando il medico curante liquidò come una semplice zona adiposa l’incavo formatosi su una mammella. Nei mesi successivi la diagnosi cambiò in ascesso mammario e il 30 luglio del 2012 la donna si ricoverò con questa diagnosi nell’ospedale di Battipaglia. Le venne praticato un intervento di incisione e drenaggio e venne poi dimessa con la mera indicazione di una terapia antibiotica e la prescrizione di oltre 15 medicazioni per le continue secrezioni ematiche.

Ulteriori accertamenti  diagnosticarono il carcinoma. Operata troppo tardi, morì il 30 luglio 2014. I familiari presentarono denuncia e la procura mise sotto inchiesta i camici bianchi salernitani. Assolto Antonio Marra, l’ultimo che l’aveva visitata. A giudizio Vincenzo Vitale, Antonio Vuotto, Lucia Carlotta Barletta; Domenico Caputo; Michele De Luca, Annamaria Kalv e Giuseppe Scolpini.

«Se l’avessero curata per tempo diagnosticando la giusta patologia, Giovanna D’Alessandro sarebbe sopravvissuta al male per oltre 10 anni», dichiarò la procura su relazione del consulente del pm. Ieri poi il provvedimento del gup Donatella Mancini che ha disposto sette rinvii a giudizio.

 

Redazione Sa