“La circolare sull’immediato trasferimento in altre carceri dei detenuti violenti, annunciata dal Sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari è la “prova provata” dello stato di grande confusione alimentato da chi dovrebbe occuparsi della gestione dell’amministrazione penitenziaria. Accade invece che si esautora il DAP a cui compete l’emanazione di circolari e si vuole far passare il provvedimento come la “bacchetta magica” per risolvere l’emergenza delle continue e sempre più violente aggressioni al personale penitenziario”.
A dirlo è il segretario generale del S.PP. – Sindacato Polizia Penitenziaria – Aldo Di Giacomo per il quale “in contemporanea con l’annuncio, l’ennesima aggressione nel carcere di Salerno dove un detenuto psichiatrico ucraino di 30 anni, già protagonista di altri danneggiamenti e atti di violenza, si è scagliato contro sette agenti della polizia penitenziaria che cercavano di convincerlo a rientrare in cella, mandandoli tutti in ospedale, è la dimostrazione che a livello politico non si è capito nulla.
Il detenuto dunque sarà trasferito da Salerno in un altro carcere dove, come racconta la cronaca quotidiana, molto probabilmente ripeterà atti violenti. Nel 90% dei casi – dice Di Giacomo – sono i detenuti con problemi psichici - che non dovrebbero trovarsi a Salerno come in nessun altro istituto penitenziario e che anzi risentono di più del trasferimento - i soggetti vulnerabili di una situazione fuori controllo. È inaccettabile che i detenuti psichiatrici siano spesso coinvolti in reati gravi contro altri detenuti o agenti di polizia, sfruttando la loro vulnerabilità, sapendo che non saranno sottoposti a pene severe e in buona parte sono utilizzati dagli uomini dei clan in carcere per i cosiddetti “lavori sporchi”. E – aggiunge il segretario S.PP. – c’è un altro aspetto da sottolineare: invece di chiedere conto dell’operato dei responsabili dell’Amministrazione Penitenziaria, registriamo che tutti gli altri sindacati plaudono all’annuncio del sottosegretario Ostellari e qualcuno si spinga oltre sino a considerarlo il “primo passo” della riforma penitenziaria. Saremo pure “controcorrente”, ma, almeno noi, dopo il tour attraverso le carceri, intensificheremo l’azione di mobilitazione del personale penitenziario che non ne può più della politica degli annunci e del conteggio quotidiano dei colleghi costretti a ricorrere alle cure dei sanitari”.