Nella notte di Capodanno un detenuto 29enne di origini albanese si è tolto la vita nel carcere di Salerno. La tragedia si è consumata poco dopo la mezzanotte: il giovane (con posizione giuridica di definitivo, per reati comuni, con fine pena al 2023), come ricostruito dal segretario nazionale per la Campania del Sappe, Emilio Fattorello, era da solo in cella e ciò ha facilitato il compimento dell'insano gesto. «L’ennesimo suicidio di un detenuto in carcere dimostra come i problemi sociali e umani permangono nei penitenziari», evidenzia Donato Capece, segretario generale del Sappe.«Si consideri che negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 23mila tentati suicidi ed impedito che quasi 175mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze». Proprio nei giorni scorsi, il Sappe aveva preannunciato una mobilitazione sotto l’ufficio del Ministro della Giustizia, Marta Cartabia per denunciare la grave situazione delle carceri e le endemiche criticità del corpo.
«Ahmeti si è suicidato stanotte nel carcere di Salerno. Aveva compito 28 anni recentemente. Il suo fine pena era a settembre del 2023. Ogni crisi è una scommessa, ma questa al tempo del Covid, non è stata colta dalla politica per avviare un processo di necessarie innovazioni, in termini di gestione, organizzazione ed inclusione sociale negli Istituti Penitenziari. La Pandemia ha riportato alla luce non solo problematicità cronicizzate del pianeta carcere, ma soprattutto ha delineato nuove forme di incertezza, in termini di normative e in termini di diritti acquisiti dalle persone ristrette», la dichiara Samuele Ciambriello, garante campano dei detenuti, dopo il primo suicidio nelle carceri italiane avvenuto nel carcere salernitano di Fuorni.
Il giovane albanese che si è tolto la vita faceva regolarmente le videochiamate con il papà ed era ristretto nel reparto prima sezione, secondo piano, ricorda il garante Ciambriello che così conclude la sua dichiarazione: «Un reparto dove lo scorso anno il 7 marzo iniziarono le proteste nelle carceri italiane dopo che erano state sospese visite, permessi, lavoro e relazioni con il mondo del volontariato.Abbiamo bisogno di interventi rapidi sul sistema carcere per ridurre ansia e solitudine, di migliorare i temi dalla salute, incrementare le misure alternative al carcere. Non si può continuare a morire di carcere ed in carcere».