Supplemento d’indagini, per consentire ai periti nominati dalla procura di ultimare le verifiche. Si parla del depuratore di Varolato a Capaccio Paestum, saltato alla ribalta delle cronache nazionali per la questione dei tristemente noti dischetti di plastica che hanno invaso tutto il mar Tirreno.
L’ipotesi di reato sul quale lavorano da mesi gli investigatori è disastro ambientale: al momento è solo una la persona iscritta nel registro degli indagati, ma la proroga delle indagini potrebbe consentire ai pm salernitani di allargare l’inchiesta. Anche perché, come sottolineato a più riprese anche dalla Capitaneria di porto di Salerno, va chiarito quanto la rottura di una delle vasche del depuratore – sul cui fondo c’erano appunto i celebri dischetti di plastica – abbia inquinato il mare non solo di Paestum ma di buona parte della Campania considerata la vastissima diffusione che c'è stata.
Migliaia di dischetti finiti sulle coste regionali, spinti dalle correnti anche sul litorale laziale e toscano e persino in Corsica. Nel mirino, in particolare, la società che gestisce il depuratore di Varolato che secondo la procura non poteva non sapere del cedimento strutturale avvenuto nell’impianto che ha finito non solo con l’inondare il fiume Sele, e poi il mare, dei dischetti di plastica ma anche di una quantità di liquami non trattati si sta provando a quantificare da mesi.
In corso, dunque, anche gli studi per valutare eventuali danni all’ecosistema. Quel che è certo è che l’episodio, che all’epoca fece molto scalpore, ha anche arrecato non pochi danni d’immagine con le inevitabili conseguenze sulla stagione turistica nella città dei templi, nonostante gli innumerevoli appelli del sindaco della città, Franco Palumbo, che ha rassicurato sulla qualità delle acque di Capaccio Paestum.
Redazione Salerno