"Politica e clan, il patto ci fu": condanne per il clan

L'inchiesta Sarastra e il presunto scambio politico-mafioso per le elezioni amministrative

Scafati.  

Arrivano le prime condanne per l’inchiesta Sarastra, che ha messo nel mirino il presunto patto tra politica e clan di camorra. Il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Nocera Inferiore, Emiliana Ascoli, ha inflitto pene complessive per circa 13 anni di carcere. Una sentenza arrivata con rito abbreviato, e che ha visto imputati i cugini Gennaro e Luigi Ridosso e il pentito Alfonso Loreto. Tutti nomi ben noti nella malavita operante nell’agro nocerino sarnese, considerando che la relazione della Direzione investigativa Antimafia pone proprio i clan Loreto-Ridosso tra i più attiviò sul territorio salernitano.

Sei anni e quattro mesi a Gennaro Ridosso, cinque anni e otto mesi a Luigi Ridosso e un anno e 2 mesi ad Alfonso Loreto, già condannato in un altro procedimento giudiziario a 6 anni. Nel mirino i rapporti tra il sodalizio criminale e l’amministrazione comunale di Scafati. La direzione distrettuale antimafia ha contestato lo scambio di voti in cambio di favori in occasione della campagna elettorale amministrativa del 2013 che portò alla vittoria di Pasquale Aliberti.

L’inchiesta Sarastra ha poi portato allo scioglimento del comune di Scafati per infiltrazioni mafiose (ancora oggi il municipio è infatti guidato da un commissario prefettizio) mentre l’ex fascia tricolore Pasquale Aliberti si trova ai domiciliari a Roccaraso. Le condanne, secondo l’accusa, confermano il quadro immaginato dai pm: il patto tra politica e camorra c’è stato.

Il rito abbreviato rappresenta il primo step del procedimento giudiziario parallelo che vede imputati, fra gli altri, proprio l’ex sindaco di Scafati e la moglie, il consigliere regionale di Forza Italia Monica Paolino. Corruzione elettorale, voto di scambio, estorsione e minacce: sono alcuni dei capi d’imputazione per gli esponenti del clan e per gli ex amministratori municipali. Sia Aliberti che la moglie hanno sempre respinto ogni addebito: la sentenza di ieri però potrebbe incidere sul procedimento giudiziario che li vede coinvolti.

Redazione Salerno