Il caso di Franco Alfieri si arricchisce di un nuovo capitolo che sta alimentando lo scontro politico. L'amministratore del Pd, infatti, lunedì ha rassegnato le dimissioni da sindaco di Capaccio Paestum e da presidente della Provincia di Salerno. Ma l'atto indirizzato ai due Enti non sarebbe valido, in quanto sprovvisto di autentica. Da quanto si apprende Alfieri - non potendo protocollare personalmente le dimissioni - avrebbe dovuto far autenticare la firma da un avvocato o, in alternativa, chiedere l'autorizzazione al giudice. Il senatore Antonio Iannone nelle scorse ore ha presentato un'interrogazione parlamentare, chiedendo al ministero dell'Interno di far chiarezza.
La maggioranza consiliare, in ogni caso, sta valutando la possibilità di rassegnare le dimissioni in massa, per decretare lo sciogliemento del Consiglio comunale di Capaccio Paestum. Già domani gli amministratori della città dei templi si dovrebbero recare da un notaio per staccare la spina all'Amministrazione. L'accelerata arriverà per consentire ai cittadini di tornare alle urne già in primavera: se, infatti, lo scioglimento del Consiglio comunale avverrà entro il 24 febbraio, la città potrà tornare al voto già in primavera, viceversa si andrebbe incontro ad un commissariamento fino al 2026.
La vicenda, in ogni caso, esula dalle dimissioni di Franco Alfieri: il Testo Unico degli Enti Locali prevede che le dimissioni diventano irrevocabili soltanto dopo 20 giorni dalla data di presentazione. Pertanto, anche considerando il documento protocollato lunedì 17 febbraio, si sarebbe andati oltre la scadenza del 24 febbraio. Pertanto lo scioglimento anticipato rappresenta l'unica strada per votare nel 2025.