Cilento, la storia dell'asinello e il cinghiale star del territorio

Accade a Mercato Cilento, piccolo borgo del comune di Perdifumo

cilento la storia dell asinello e il cinghiale star del territorio
Perdifumo.  

Da tempo sono diventati un incubo nel Cilento per i danni che causano ai raccolti e anche perché spesso costituiscono un pericolo per l’incolumità pubblica con i loro attraversamenti improvvisi lungo le strade del territorio. E poi c’è lei, Peppa così l’hanno ribattezzata, un cinghiale di appena 4 mesi, che i fratelli Carmine e Antonio De Cristofaro hanno praticamente adottato a Mercato Cilento, piccola frazione del comune di Perdifumo, nel cuore del Parco del Cilento. Infatti, dal momento in cui è entrata nella stalla del loro asinello, non è più andata via, nonostante i due fratelli cilentani abbiano cercato più volte di lasciarla andare.

«In realtà sono stati i bambini del paese a ribatterla Peppa - spiega Carmine -. Ormai è amata da tutti. Io ho provato a lasciarla andare, ma lei torna sempre». Peppa, infatti, si è ormai affezionata ai due fratelli, ma anche all’asinella Stellina, da cui non riesce più a separarsi. «La prima volta mi accorsi della sua presenza nella stalla dell’asina e da quel momento non è andata più via - continua nel suo racconto Carmine -. Lo so che sono un problema perché sono tanti, ma allo stesso tempo non sono aggressivi come spesso si tende a pensare. Come ogni essere vivente hanno bisogno di cibo per sopravvivere e in questo si potrebbe creare una migliore convivenza con gli uomini».

Ormai in paese tutti li conoscono come l’asinello e il cinghiale.  E ogni mattina, quando il carretto con l’asinello si muove per le stradine del borgo cilentano, lei si mette dietro e li segue passo dopo passo tanto da essere diventata una vera e propria star. «E’ praticamente come un cagnolino - aggiunge Antonio De Cristofaro -. Tutti ci aspettano in paese quando passiamo con il carretto perché vogliono vedere e salutare sia l’asinella che il cinghiale». A chi polemizza su questa vicenda i due fratelli rispondono: «Noi non facciamo nulla di male e anche il cinghiale è buonissimo. E soprattutto abbiamo cercato in ogni modo di lasciarlo andare, ma niente da fare, lui resta qui».

Intanto, per fronteggiare l’emergenza, stanno per aprire a Morigerati, Felitto e Roscigno i primi tre centri di raccolta dei capi di cinghiale abbattuti dai selecontrollori per poi essere immessi nella filiera di commercializzazione delle carni. I capi uccisi confluiranno presso la “Valcarni” di Montesano sulla Marcellana, l’operatore economico già selezionato attraverso procedura pubblica, dove saranno lavorati.