Fonderie Pisano, il comitato Salute e Vita presenta diffida all'Asl

"Tutelare la salute della popolazione: predisporre un programma di biomonitoraggio"

fonderie pisano il comitato salute e vita presenta diffida all asl
Salerno.  

Ancora riflettori puntati sulle Fonderie Pisano. Il comitato Salute e Vita, che da anni si batte per la chiusura dell'impianto di Fratte, ha diffidato l'Asl di Salerno "a porre in essere le necessarie iniziative a tutela della salute,
anche mediante la predisposizione di un programma di biomonitoraggio della popolazione esposta".

Il documento, firmato dal presidente dell'associazione Lorenzo Forte e dal rappresentante dell'associazione Medicina Democratica Onlus, Marco Cardiroli, arriva dopo il terzo tavolo di confronto dedicato alle Problematiche relative alle Fonderie, avvenuto a Palazzo di Città, ed è stato reso pubblico nel corso della conferenza stampa del comitato, questa mattina. 

Così come decritto nel documento, lo scorso 29 aprile l'Associazione Salute e Vita e l'Associazione Medicina
Democratica avevano chiesto all'ASL Salerno un incontro urgente in riferimento alle criticità ambientali presenti nella Valle Dell'Irno.

Il direttore dell'Asl aveva infatti affermato che "non è possibile dimostrare le ricadute dirette di esposizione ad una sola causa come conseguenza di un tumore, tranne che per l'amianto, il radon e il fumo da sigaretta". Ma per i rappresentanti delle associazioni era stato omesso che "nel sangue dei 400 volontari dello studio SPES, residenti nelle vicinanze all'opificio Fonderie Pisano, era stata rilevata una concentrazione di metalli pesanti (cadmio e mercurio) superiore di 5 volte rispetto a quella dell'intera popolazione valutata".

Proprio questa concentrazione, il motivo principale della richiesta di un incontro "finalizzato a conoscere le iniziative, a tutela della salute, che l'ASL di Salerno intendeva mettere in campo". 

In una successiva nota dell'Asl, veniva poi evidenziato che "lo studio citato è stato condotto su popolazione sana per la quale si è rilevata la presenza di mercurio non associata, al momento a manifestazioni chimiche da intossicazione". Richiamando poi alla DGRC.

Una risposta non adeguata per i rappresentanti delle associazioni.

Nella diffida si legge, inoltre, che lo studio condotto su 400 volontari avrebbe illustrato che i livelli medi, espressi in microgrammi per litro, di cadmio e mercurio "sono presenti nel sangue dei residenti in misura 5 volte superiore rispetto all'intera popolazione valutata, Peraltro, anche la misurazione dei composti organici (diossine e furani) ha fatto registrare un aumento sensibile nell'area a medio impatto, soprattutto nel cluster Valle Dell'Irno (SA)". Si precisa che i dati rilevati sono relativi all'anno 2017.

I rappresentanti delle associazioni contestano quindi la nota del'Asl, contestandole di non aver intrapreso "alcuna iniziativa diretta a verificare lo stato di salute attuale dei volontari e dei residenti".

"Pertanto, non sussistono elementi per affermare che i metalli rilevati non abbiamo determinato l'insorgere o 'aggravarsi di pregresse patologie - la dura accusa - e non si comprende come si possa valutare lo stato di salute della popolazione residente, senza operare adeguate e tempestive attività di monitoraggio della cittadinanza". 

L'ASL, invece, "avrebbe dovuto attivare nei confronti della popolazione residente nella Valle Dell'Irno (SA) una sorveglianza sanitaria con biomonitoraggio, ed il richiamo alla DGRCn. non è pertinente in quanto l'ASL non può delegare ad un'autorità regionale la sorveglianza sanitaria della popolazione di sua competenza", si conclude il documento.