Dall'Ucraina a Salerno, Alina sorride ricordando casa: "Mi manca la mia vita"

La giovane mamma, prossima al parto, è ospite nella parrocchia di Don Luigi, a Canalone |VIDEO

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Salerno.  

Nella grande terrazza che si affaccia sul mare di Salerno della chiesa di Sant’Anna in San Lorenzo ci sono, da qualche tempo, un’altalena e qualche gioco in più. Circa un mese fa, le porte dell’amato luogo di culto, situato nel quartiere Canalone, si sono aperte per accogliere un gruppo di mamme e bambini ucraini in fuga dalla guerra.

E’ bastata una notte per cambiare le loro vite, e dopo esser state brutalmente private della loro normalità, la cosa più saggia, per queste quattro giovani madri, è stata trovare un posto sicuro dove andare con i propri figli: una bambina di appena 6 mesi, un bimbo di 3 anni, e altri due piccoli di 4.

E’ qui che entra in scena Don Luigi Aversa, direttore del museo Diocesano e parroco della chiesa del centro storico alto. Rispondendo alla richiesta di ospitalità ed accoglienza, dopo il dialogo con l’amministrazione comunale, ha fatto una cosa semplice, eppure fondamentale: ha teso una mano e aperto una porta. Quella di una nuova casa, solo momentanea, ma di certo sicura. “E’ un’esperienza che arricchisce e fa riflettere. Quando l’uomo tende la mano all’altro arricchisce non solo il suo spirito, ma la vita stessa. Mi piace immaginare la vita come un grande abbraccio tra fratelli. Queste ragazze, con i loro bambini, ormai sono parte della grande famiglia di Salerno e ogni giorno, con il loro grazie, contribuiscono a regalarci un sorriso”, racconta Don Luigi, ringraziando le persone della comunità per la vicinanza dimostrata. Fin dal primo momento, infatti, i cittadini sono scesi in campo con delle vere e proprie gare di solidarietà per donare vestiti, alimenti, giochi e non solo.

E poco importa se nessuna delle ragazze parla italiano, e nessuno tra i residenti parla ucraino. Tra gesti e un po’ di inglese, i messaggi arrivano forte e chiaro.

Tra le quattro ragazze ospiti c’è Alina, incinta di 8 mesi. Il suo sorriso la precede, ma gli occhi ghiaccio la tradiscono. Con il suo biondissimo bimbo, che non la abbandona un secondo, racconta di quanto sia grande la generosità dei salernitani, di quanto persone come Don Luigi spingano ad avere un po’ più di fiducia nel mondo. C’è tanta riconoscenza nelle sue parole, ma anche tanta tristezza per quella vita che non voleva abbandonare.

Alina viene da Ternopil ed è un’insegnante di inglese per bambini, suo marito, invece, un musicista, che è rimasto in Ucraina come volontario, per aiutare altre persone. “Con i suoi amici aveva anche una band”, racconta sorridendo. La giovane mamma, prossima al parto, avrebbe voluto essere a casa con lui, partorire con il dottore che l’ha seguita dal primo momento, avere vicino gli amici di sempre, e continuare a viaggiare, come ha sempre fatto. “Invece dal 24 febbraio stiamo vivendo in un film dell’orrore, e non è giusto”, si sfoga.

“Io sto bene comunque, ho raggiunto mia madre che da tempo lavora qui a Salerno. Sto meglio di tante altre persone che non avevano nessuno o che hanno perso i propri cari. Ma mi auguro che tutto questo finisca il prima possibile”, le sue parole. Le giornate passano, ma le preghiere sono sempre le stesse. E l’augurio è che il piccolo che sta per venire alla luce, possa nascere in un mondo di pace e conoscere presto il suo papà.