Criminalità, la sfida di Borrelli: «Basta parole, dovranno parlare i fatti»

Il procuratore di Salerno: «L'Agro è storicamente terra di organizzazioni locali»

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Salerno.  

«Credo che il tempo delle parole è finito, dovranno parlare i fatti. Vediamo nei prossimi mesi cosa riusciremo a fare». È una sfida all'illegalità quella lanciata da Giuseppe Borrelli, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Salerno che ha parlato degli equilibri criminali esistenti nel Salernitano e, più in particolare, nell'Agro Nocerino Sarnese. «Noi possiamo dire con assoluta certezza una cosa, che non è un dato di oggi: il primo collaboratore di giustizia del clan Alfieri operava nella provincia di Salerno. Pasquale Galasso fu arrestato a Scafati. L'Agro è un territorio storicamente caratterizzato dalla presenza di organizzazioni criminali locali che controllano le attività economiche, quelle commerciali in particolare, e che realizzano una pressione forte sui cittadini. Vedremo cosa riusciremo a fare».

Parole pronunciate a margine della cerimonia di consegna del defibrillatore donato dall'associazione Las (Liberi Avvocati Salernitani) alla Cittadella Giudiziaria di Salerno. Un'iniziativa che, come hanno spiegato i promotori, ha un duplice obiettivo: rendere più sicuro il Tribunale di Salerno e provare a salvare una vita umana anche nei casi più difficili. L'idea, tra l'altro, è nata da un forte dolore: due anni fa un malore improvviso stroncò il marito di un'avvocatessa iscritta a Las. Di qui l'idea di dotare il Tribunale di un defibrillatore per provare ad evitare morti improvvise.