Lido Aurora: "Speriamo nel modello Liguria"

L'intervista. "Siamo pronti ma attendiamo ancora linee guida ufficiali"

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Salerno.  

Di questi tempi, l'anno scorso, il Lungomare di Salerno sarebbe stato caratterizzato non solo dal primo sole caldo, dal mare limpido e dai primi bagnanti ma anche da instancabili lavoratori pronti a montare le cabine, sistemare gli ombrelloni e prepararsi ad una nuova stagione estiva.

Quest’anno, però, i lavoratori non ci sono, le cabine sono ancora tutte dismesse, i bar fermi all’anno prima e i proprietari degli stabilimenti balneari salernitani ancora fermi in attesa di direttive certe. Stando all’ultima direttiva dell’Inail quello che manca è legato alla responsabilità del gestore, alle possibilità da mettere in campo in acso di rischio contagio e a come svolgere al meglio il lavoro del bagnino. 

“Tecnicamente noi siamo pronti, crediamo che ogni emergenza può generare un’opportunità, per cambiare un po’ il concetto di fare le cose rispetto al passato”. Ci raccontano Gianfranco e Cristian Adinolfi, proprietari del Lido Aurora, sul Lungomare Tafuri di Torrione. “Abbiamo delle limitazioni di base ma nulla di certo. Le attuali disposizioni, aldilà dei 5 metri, comportano degli alti costi di sanificazione e sacrifici in termini di ombrelloni. Mediamente uno stabilimento conta dai 130 ai 150 ombrelloni, con i 4 metri di distanza perdiamo il 40 per cento degli ombrelloni ma con i 5 metri, ne perdiamo quasi il 70 per cento”.

Tra i maggiori problemi legati all’avvio della stagione estiva, c’è la responsabilità del gestore, del bagnino in caso di soccorso in mare e un rischio in caso di un bagnante positivo al Covid. “Oltre ai costi di manutenzione e sanificazione, c’è da gestire l’utilizzo delle cabine solo per conviventi e famiglie dello stesso nucleo. Con molta probabilità, il tesserino avrà un costo più alto. Cosa succedere se per ipotesi un nostro bagnante risultasse positivo al virus?. Resta, al momento, nostra la responsabilità di controllare i bambini e da capire come il bagnino, o chi si occuperà del salvataggio in mare, potrà fare il suo lavoro”. continua Gianfranco.

Si terrà oggi, inoltre, una riunione interregionale per cercare di seguire anche quello che ad oggi è il modello Liguria. “Se questa linea della Liguria verrà recepita, lo scenario potrà essere diverso e ci darà la possibilità di aprire. Il problema maggiore è il lavoro. Di questi tempi avremmo avuto già due operai assunti, da aprile, poi altri a maggio. Oggi non abbiamo nessuno, se non tre persone a casa. Questo è il danno maggiore”. Concludono.