Treofan, firmato l'accordo: "La lotta paga"

Cassa integrazione per 12 mesi per 65 lavoratori e programma di reindustrializzazione

Rosaria, lavoratrice Treofan: "Dopo molte notti insonni oggi possiamo dire di aver raggiunto un risultato anche se non è così che doveva andare a finire"

Battipaglia.  

“La lotta paga, anche se non è così che doveva andare a finire”. Al termine di una durissima vertenza i lavoratori della Treofan di Battipaglia riceveranno almeno la cassa integrazione.

Firmato al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali l'accordo di Cigs per 65 lavoratori dello stabilimento della Piana del Sele di proprietà della multinazionale Jindal.

La cassa integrazione per cessazione partirà dal primo aprile e durerà 12 mesi. Un anno di tempo durante il quale sarà avviato il programma di reindustrializzazione che prevede l'attività dell'advisor Vertus per la ricerca di un acquirente del sito produttivo. L'obiettivo è comunque quello di salvaguarare i livelli occupazionali.

In sostanza si dovrà procedere alla reindustrializzazione del sito nel più breve tempo possibile e certamente entro la scadenza degli ammortizzatori sociali, con un progetto che salvaguardi le attivita` dello stabilimento, un fiore all'occhiello dell'industria campana, che produce film in polipropilene per il confezionamento dei prodotti alimentari.

In questo periodo, la Vertus, dovrà trovare degli investitori interessati e non sarà difficile. Lo stabilimento di Battipaglia è molto ampio, dotato di macchinari all'avanguardia, pienamente funzionale. E anche dal punto di vista logistico gode di un'ottimo collegamento con le autostrade e il vicino porto di Salerno. Ma a fare la differenza sono gli operai, tutti giovani e altamente qualificati.

Operai, uomini e donne, che hanno combattuto fin dal primo momento per impedire i licenziamenti e opporsi alla scelta, tuttora incompensibile della Jindal di chiudere lo stabilimento campano per portare tutta la produzione nel nuovo sito in Puglia.

La battaglia dei lavoratori Treofan ha assunto nei giorni di dicembre un'importanza nazionale. In presidio pure la notte di Natale, i lavoratori non hanno mai mollato, chiamando intorno alla loro vertenza tutti iresponsabili istituzionali e politici del territorio.

Il giorno di Santo Stefano anche il vice premier e Ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio andò a trovarli al presidio davanti alla fabbrica promettendo che avrebbe fatto di tutto per impedire i licenziamenti. Tuttavia pochi giorni dopo la Jindal inviò a tutti le lettere di licenziamento. La deluzione e l'amarezza sono poi diventate rabbia quando la multinazionale si è finanche sottratta al confronto al tavolo sindacale convocato presso il Mise.

“Dopo molti tentativi dunque e parecchie notti insonni oggi possiamo dire di aver raggiunto un risultato – dichiara Rosaria Mancino, lavoratrice Treofan sempre in prima linea in questi mesi – Anche se non è il risultato che avevamo sperato. Alla fine il governo, in particolare il ministero dello Sviluppo ha mantenuto gli impegni, e per questo dobbiamo ringraziare il vice capo di gabinetto Giorgio Sorial”.

Il governo infatti si è impegnato anche a sottoscrivere la richiesta che le organizzazioni sindacali hanno fatto a Treofan, cioè di non escludere, tra i potenziali investitori, aziende del settore o anche di settori complementari con cui stabilire in futuro rapporti commerciali e di non apportare alcuna modifica al sito prima della vendita.

Dopo la firma dell'accordo di oggi seguiranno degli incontri, all'interno dell'azienda, per definire le modalità di rotazione dei dipendenti e le misure di incentivo all'esodo per coloro che non si opporranno al licenziamento. Previsti successivi incontri per monitorare lo stato di avanzamento del programma di reindustrializzazione. 

 Il prossimo summit si terrà il 3 aprile presso la sede di Confindustria Salerno. «L’accordo è stato concluso in maniera positiva - è il commento di Gerardo Giliberti, della Femca Cisl -  La ricollocazione, che avverrà su base volontaria e secondo le competenze e i profili professionali dei lavoratori, è da ritenersi un passo importante per salvaguardare la continuità occupazionale a queste persone».