Il mondo stortoil commento di Claudio Mazzone

La politica che salta la fila anche per i vaccini

Doveva essere una rinascita, si è trasformata nella solita buffonata politico-mediatica

la politica che salta la fila anche per i vaccini

Sono arrivati i vaccini, una quantità simbolica, e si è accesso quel circo politico fatto di nani ballerine, commissari, ministri, segretari di partito e presidenti di regione. Una giornata che è trascorsa tra le dichiarazioni di chi prova a cavalcare l’entusiasmo e la foto di Vincenzo De Luca che, saltando la fila, si fa vaccinare al Cotugno di Napoli.

Un circo che ha messo in mostra tutto l’egocentrismo di una classe dirigente che a tutti i livelli si mostra autoreferenziale, inadatta, egoista, arrivista, tanto impreparata e incapace quanto pronta a mostrarsi, a prendersi i meriti, a salvarsi la pelle e a saltare la fila. 

In mattinata il circo politico era concentrato alla conferenza stampa all’arrivo dei vaccini allo Spallanzani di Roma, con il ministro della Salute, Roberto Speranza, lo stesso dei protocolli sbagliati, del mistero sul piano pandemico e della figuraccia comica sul libro ritirato; il super commissario a tutto, Domenico Arcuri, che da Invitalia ha scalato tutte le barriere della burocrazia italiana ritrovandosi a dover gestire tutti i disastri dalle mascherine ai banchi con rotelle, senza mai riuscire in una sola delle sfide, l’uomo che ha sparato cifre e numeri come fossero quelli del lotto e che giustamente, in un Paese come il nostro, è stato anche premiato con l’ennesima carica; e con quel Nicola Zingaretti del "Milano non si ferma". 

Poi una foto pubblicata sui social rompe anche la narrazione del vaccino come rinascita di un’Italia migliore che riscopre il valore della sanità e di quei lavoratori che per mesi abbiamo chiamato eroi e che ora saranno i primi ad essere vaccinati, i sanitari dei reparti Covid.
Sui cellulari degli italiani compare Vincenzo De Luca, l’uomo del lanciafiamme, lo sceriffo delle chiusure, il professionista delle dirette Facebook, quello che che non risponde a nessuna domanda da un anno e che parla da solo dei suoi miracoli.
Il governatore sceriffo annuncia: “Mi sono vaccinato. Dobbiamo farlo tutti nelle prossime settimane”. 
La foto e il testo lasciano disarmati e iniziano a montare le domande di tutti “Ma come? Ma le 720 dosi non erano riservate ai sanitari selezionati da tempo? Perché Lui?

La risposta è semplice e non ha alternative: lo sceriffo ha saltato la fila, ha deciso di vaccinarsi oggi, levando una dose a uno degli operatori sanitari che ogni giorno lottano faccia a faccia con il virus nei reparti Covid campani.

Con la solita comunicazione sopra le righe, con la solita mania di onnipotenza, con il solito linguaggio duro e fuoriluogo, il presidente della Campania ha rotto il protocollo nazionale e ha aperto una polemica che non si chiuderà facilmente. 

Forse accecato dall’idea di essere diventato un influencer del calibro dei Ferragnez, o di essere diventato capo di Stato, o forse preso da una crisi di identità di essersi trasformato nella regina Elisabetta (per giunta né Mattarella, né Elisabetta sono stati ancora vaccinati), De Luca ha provato a far passare anche questo suo gesto come un sacrificio che ha fatto per sensibilizzare e tranquillizzare gli scettici. 

Purtroppo però la foto del governatore mentre si fa iniettare  la dose riservata ad un sanitario ha il sapore della solita e bassa politica del si salvi chi può, di quell’Italia fatta di capitani che abbandona la nave prima che affondi e di potenti che fregano tutti per mettersi al sicuro. 
De Luca, nonostante la famiglia famosa, non è i Ferragnez, non è Mattarella, non è la regina Elisabetta, non è un idolo dello sport, non è un esempio per i ragazzini, né un mentore per gli anziani. E in questo gesto assomiglia molto di più ad uno dei tanti Schettino che popolano e che governano questo Paese, pronto a rubare il giubbotto di salvataggio agli altri pur di salvarsi, che ad un eroe della sensibilizzazione. 

Abbiamo sprecato ancora una volta un’occasione. 
Oggi la giornata delle prime dosi di un vaccino che rappresenta per il mondo la fine di un incubo, doveva essere la giornata della serietà, della riscoperta di una comunità che nei momenti difficili è capace di essere unita, di una classe dirigente capace di dimostrare, almeno una volta, la capacità del silenzio, quello giusto, quello dovuto.
Oggi doveva essere la giornata nella quale avremmo dovuto dare spazio e sfogo ai nomi e alle storie dei tanti italiani che non ce l’hanno fatta, che quel vaccino non l’hanno potuto averlo, che questa speranza non l’hanno avuto. 

Invece è stato il giorno della mostra inutile di chi, come Vincenzo De Luca, ha deciso di saltare la fila, mostrando per l’ennesima volta la faccia peggiore di un’Italia che invece dovrebbe rinascere da storie, immagini e persone diverse da quelle di una politica capace solo di trovare scorciatoie personali.