Il mondo stortoil commento di Claudio Mazzone

Il bestiario di De Luca, dagli sciacalli ai pinguini

Un presidente convinto di far miracoli, tra un attacco alla stampa e un grugnito al governo

il bestiario di de luca dagli sciacalli ai pinguini

Come ogni venerdì il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, si è impegnato nel suo soliloquio social, in diretta da un non meglio precisato ufficio bunker di Salerno, lontano da un palazzo di Santo Lucia, ormai vuoto e tetro. 

Parole di fuoco come sempre, quelle usate da Vincenzo De Luca, tra una botta a Giletti e una al Corriere della Sera, tra un attacco ai “farabutti” che mentono sulla mancanza di posti per ricoverare i pazienti Covid in terapia intensiva perché non vogliono fare la nottata e un grugnito ad un governo nazionale che ormai sembra essere il vero nemico dello sceriffo di Salerno. 

In questo continuo scontro in cui c’è un presidente che fa miracoli e uno stuolo di nemici inutili, incapaci, cialtroni, capaci di produrre “imbecillità”, De Luca sciorina il suo bestiario contemporaneo passando, come se niente fosse, tra un eruttazione e una sorchiata d’acqua, dagli sciacalli ai pinguini.

Un bestiario che accomuna tutti, che mette sullo stesso piano il giornalismo d’inchiesta serio e la televisione populista da urla e manette, che confonde e rende simili uno scrittore di best seller e un politico incapace di usare il congiuntivo, chi cerca e la verità nei dati confusi e chi invece mischia numeri e congetture per fare qualche click in più.

Un linguaggio, quello del presidente De Luca, che alza muri e che chiude la sua politica in un bunker inavvicinabile dove le critiche e le domande sono vietate, e farle è diventato, a priori, “sciacallaggio” e “imbecillità”. Questo modo di porsi di De Luca, questo suo modo di comunicare, accumuna tutti e tutto, rendendo ogni voce dissenziente ugualmente inutile e pretestuosa. Un metodo tipico di un populismo paternalista che cerca di monopolizzare il confronto con l’elettorato, rendendolo unidirezionale, diretto e continuo, svuotando di dialogo e di confronto reale il rapporto tra istituzioni e popolo. Un metodo che rende fragile il sistema democratico, perché se ci si presenta come unico portatore di verità, come sovrano infallibile, come chi fa i miracoli, continuando a negare ogni tipo di difficoltà, se si arriva a contare i morti, mettendo in piedi la macabra gara a chi ne conta meno, se si nega la possibilità di domandare e si risponde solo con la querela, si crea la comunicazione da bunker, quello nel quel si è rinchiuso De Luca, convinto che fuori ci sia il popolo che non aspetta altro che la diretta del venerdì per acclamare il suo leader. 

Il popolo però è altrove, acclama altri, quel D10S che ha regalato tanto e che parlava al popolo senza dirette e senza bestiari.
Il popolo è spaventato da un natale che non potrà vivere, è preoccupato perché “non sta entrando un solo euro”, perché per un tampone si aspettano settimane e non 24 ore come dice De Luca, perché si muore soli, senza saluti e senza la possibilità di essere accuditi. 

Il popolo non ha voglia di giocare a chi è il più bravo a raccontare di aver fatto miracoli perché nel quotidiano quei miracoli non si avvertono.
Il popolo non ha bunker nei quali rinchiudersi e non è più disposto a pagare le inutili guerre combattute a colpi di pennarelli, lanciafiamme e querele. 

Il popolo si aspetta altro ma continua ad arrivare sempre il solito, ritro e ritrito copione di sempre.