Il mondo stortoil commento di Claudio Mazzone

Luis Sepúlveda e "la lotta contro i nemici dell’umanità"

Le sue parole vanno riscoperte, impugnate e scagliate contro un presente ingiusto.

luis sep lveda e la lotta contro i nemici dell umanita

La lotta contro i nemici dell’umanità si combatte in tutto il mondo, non richiede né eroi, né messia, e inizia dalla difesa del più fondamentale dei diritti. Il Diritto alla Vita.” Lo scriveva Luis Sepúlveda nel suo capolavoro del 1989 “Il mondo alla fine del Mondo”. Parole che valgono oggi più che mai in questo presente senza difese, senza diritti e senza Vita.

In questa lotta continua e violenta è caduto oggi, a 71 anni, ad Oviedo, Luis Sepúlveda, colpito a morte dal coronavirus. 

Dire che era uno scrittore sarebbe riduttivo, la sua è stata una vita vasta nella quale si è fissata la storia, i sogni, le illusioni, le disillusioni e gli incubi di un secolo tutt’altro che breve. Sepúlveda racchiude nel suo essere, prima ancora che nei suoi libri, quella “lotta contro i nemici dell’umanità”.

È nato in una stanza d’albergo mentre i genitori erano in fuga da una denuncia che il padre aveva avuto per motivi politici. Il nonno, nome di battaglia Ricardo Blanco, era un anarchico andaluso fuggito dalla repressione europea. Ha respirato da sempre quella creatività libertaria che non si fa ingabbiare. Da ragazzino, entrato nella Gioventù Comunista, crede nell’Unione Sovietica e arriva a Mosca con una borsa di studio all’università Lomonosov. Ma il giovane Sepúlveda dura pochissimo in quel comunismo senza libertà, e quel sogno si trasforma in breve in incubo. Dopo pochi mesi viene, infatti, cacciato dall’URSS per “comportamenti contrari alla morale proletaria”. 

Sepúlveda è in Bolivia con l’Esercito di Liberazione Nazionale, quello del Che, quello della sconfitta che segna la fine di un sogno rivoluzionario, quello della teoria dei “focolai”. 

È al fianco di Salvador Allende quando il sogno di un Cile democratico e socialista viene infranto dalla violenza statunitense, dal golpe di Pinochet, dai Chicago Boys e dal neoliberismo. 

La sua è la storia di tutti noi, quella fatta di sogni strangolati sempre dalla stessa mano violenta, viscida e indecente.

I suoi libri fanno il giro del mondo, la sua voce diventa quella calda, rassicurante, profonda e viva di un Sudamerica che sogna e si ribella e di un occidente ancora capace di vedere le storture e le violenze che produce.

Oggi la sua morte è l’ennesima beffa, è l’ennesimo atto collettivo della sua storia personale, è l’ennesima battaglia in quell’estenuante e infinita “lotta contro i nemici dell’umanità. Dietro c’è sempre la stessa mano, la stessa violenza, la stessa ideologia viscida. Questa pandemia e il coronavirus stesso, sono frutto di un sistema ben organizzato che si basa su fondamenta storiche, politiche economiche e culturali ben definite. 

Davanti alla morte di quei tanti che non hanno potuto avere cure, davanti al racconto di un mondo che si ripulisce dai più deboli, davanti ad un sistema globale che non ha salvaguardato il diritto alla Vita perché non era una convenienza di mercato, le parole di Sepúlveda vanno riscoperte, accarezzate, impugnate e scagliate contro quella mano e contro quel potere che ha strangolato i nostri sogni migliori per offrirci un presente pessimo e ingiusto.

La lotta va ripresa subito per non dare spazio ai nemici dell’umanità che ci hanno portato nel baratro.
Aveva ragione Sepúlveda, non c’è bisogno di eroi o di messia per difendere la Vita.