Il mondo stortoil commento di Claudio Mazzone

Il virus rallenta e torna l’odio

Da Nettuno alla marcia di Forza Nuova, l'Italia è più divisa, più cattiva e più sola.

il virus rallenta e torna l odio

Non è neanche finita la Fase 1, non riusciamo ancora a contare e seppellire i morti, viviamo ancora chiusi, nascosti e rintanati, neanche ci possiamo stringere la mano, eppure già respiriamo l’aria dell’Italia di prima, quella che ancora non era stata toccata dal Coronavirus.  

È tornato l’odio e abbiamo ricominciato la spasmodica ricerca di un nemico identificabile, materiale al quale poter urlare, sputare, infliggere pene, addossare responsabilità. Il virus è invisibile, non puzza, non lo puoi odiare, non risponde, non occupa spazi. I balconi si sono ripuliti degli arcobaleni e delle parole dolci e l’Italia ha rigurgitato l’astio che si era tenuta dentro per qualche giorno.

Le scene di Nettuno, con i consiglieri comunali e il sindaco scesi in strada, senza badare alle distanze e violando le norme per il contenimento del virus, per fermare l’arrivo dei profughi è uno degli esempi. L’annuncio di una manifestazione di Forza Nuova che marcerà per Pasqua verso San Pietro, per onorare la Patria cattolica, ne è un altro. La polemica sulla riapertura delle chiese lanciata non dai prelati ma dal capo dei leghisti, è la ciliegina sulla torta. Segnali chiari che questa pandemia non ci ha cambiati. Restiamo uguali. Le stesse polemiche, lo stesso odio, la stessa rabbia e gli stessi avvoltoi a cavalcarla. 

Tutto uguale dunque, con il problema di aver decimato una generazione che ci avrebbe potuto raccontare cosa significa far prevalere l’odio, la cattiveria e la rabbia. 

L’Italia ha già dimenticato di concentrarsi su ciò che è andato male, su quello che è mancato. Siamo tornati a parlare di migranti. Abbiamo rispolverato i nemici di sempre, dimenticando che qui ad aiutarci sono venuti quegli albanesi che per decenni abbiamo odiato. Abbiamo scordato subito la paura di esserci avvicinati alla fine di quelle libertà conquistate con tanti sacrifici. 

Siamo ancora in piena emergenza ma la demagogia non può restare ferma per troppi giorni altrimenti scompare, perde flussi, diminuiscono i follower, i like, i troll e gli invasati. SI ricomincia dunque da dove ci eravamo lasciati. Grida, urla, contrapposizioni, odio. Dimostrando ancora una volta di essere un popolo incapace di fare i conti con se stesso, con la nostra storia e con i nostri limiti. 

Qui o tutto resta com’è o si peggiora. Chi era convinto che saremo usciti da questa tragedia migliorati, diversi, più buoni e solidali, inizia a capire che si sbagliava. I peggiori restano peggiori e i migliori si sono anche stancati di essere buoni, anche perché i buoni qui perdono sempre. Gli eroi che abbiamo scoperto e osannato, torneranno in silenzio nel loro anonimato e anzi per qualcuno ricominceranno ad essere parte della schiera nemica. 

Siamo in Italia qui il tempo passa ma tutto resta com’è nonostante le guerre, le rivoluzioni, le costituzioni, le tangentopoli, i cambi di regime, di nomi e di volti. Qui nulla cambia e quella “bestia” che si nutre di rabbia continua a infondere odio e cattiveria ogni secondo. 

Questa è l’Italia che non migliora neanche con le tragedie. L’Italia che diventa sempre più divisa, ancora più arrabbiata, ancora più cattiva e ancora più sola.