In Italia il cattolicesimo, i suoi riti, le sue funzioni hanno scandito i tempi e hanno determinato le vite di milioni di persone per secoli.
L’immagini più potente di questa pandemia la lascerà la chiesa. Il vuoto di piazza San Pietro riempita da parole che pesano come macigni sulla coscienza di tutti di Francesco “Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta”.
La domenica delle Palme ha dato ancora spazio all’unica narrazione che ha resistito nei secoli, che ha superato le crisi, che ha scavalcato gli scandali, che asciugato, almeno in minima parte, il sangue versato.
La narrazione cattolica esiste ed è viva anche durante questa pandemia globale e riempie i nuovi canali di comunicazione, occupando spazi.
Mentre le ideologie, o scomparse o ammaccate dagli anni, in questa crisi non riescono a fornire spunti di riflessione e non offrono ripari sicuri.
Un liberismo ormai piegato su se stesso davanti al fallimento totale della sua ultima declinazione. Un fallimento palese che lei racconta in una delle tante immagini che resteranno di questa pandemia, quella del parcheggio di Las Vegas dove sono stati sistemati i senzatetto. Uomini e donne che dormono per terra, all’aperto perché il loro rifugio è stato chiuso a causa di un ospite positivo al Covid. Nella città delle luci, del divertimento sfrenato, dell’opulenza messa in mostra, il rimedio della più ricca e potente nazione del mondo è stato questo: dipingere rettangoli per terra all’interno dei quali far dormire degli esseri umani, una barriera di vernice bianca come a sottolineare la solitudine e l’esclusione che avvolge questi individui.
Un socialismo svuotato dai mille rivoli di sempre, con l’Europa che doveva rappresentare la realizzazione dello socialdemocrazia e delle democrazie liberali, che invece si riscopre debole e divisa proprio come 80 anni fa.
Un nazionalismo che sbatte contro l’impossibilità di alzare muri che mantengano il virus fuori e che non riesce più a trovare un nemico tangibile da dare in pasto alle paure del popolo.
Un totalitarismo come quello cinese che mostra crepe sulle quali più che pezze ha provato a stendere bugie che però, questa volta, non sono bastate a coprire i fallimenti.
Tutte le ideologie e i loro sistemi sembrano essere crollate e non funzionare in questi tempi difficili.
E invece la Chiesa resta in piedi, con il suo racconto immutato nei secoli, con il suo uomo in bianco che mai come in questa fase mostra il suo carisma e la sua vena pop.
Resta in piedi quel racconto fatto di patimento e di accettazione ma anche di critica, di protesta che viene dalla storia di quel cattolicesimo rivoluzionario che dal Sud America all’Africa al Sud Est Asiatico, passando per le periferie delle nostre metropoli sta vicino agli ultimi. Un racconto che in questo momento sta celando e annullando quello della finanza vaticana, degli intrighi dei palazzi, delle violenze sui bambini, della regressione fanatica che era avanzato tanto in questi anni.
Qualcuno lo ha fiutato che, volendo o nolendo, è rimasta solo la chiesa a riuscire a parlare al popolo e allora ha provato a cavalcare l’onda.
Ha iniziato in tempi non sospetti, confondendo un crocifisso con una piazza dove si urlava contro il diverso. Ha continuato pregando in diretta televisiva. È arrivato a pensare di potersi sostituire all’uomo vestito di bianco per chiedere l’apertura delle chiese per Pasqua.
Questa volta però non c’è “bestia” capace di vincere, non c’è algoritmo in grado di regalare flussi, non c’è sponsorizzazione che può pompare il messaggio, non ci sono troll e fake che possano reggere il confronto.
Questa volta quello spazio, quello della fede o anche di chi guarda con interesse al mondo cattolico, è già occupato e da una delle figure più carismatiche della storia dell’umanità e Salvini dovrà farsene una ragione.