Dicono che stiamo vivendo la Fase 1, quella del contenimento del contagio, della quarantena, dell’isolamento e del distanziamento sociale. Una Fase nella quale l’intero Paese è scivolato poco alla volta, attraverso un continuo sovrapporsi di decreti, ordinanze, annunci, dirette Facebook, dichiarazioni e smentite.
Una Fase nella quale, tra le altre case, si sono palesati i limiti di un decentramento amministrativo mai concluso.
La Fase 1 è iniziata con i balconi a festa, con i cartelloni degli arcobaleni, con gli hashtag speranzosi e le pizze fatte in casa. Si è protratta con i bollettini sempre più allarmanti delle 18. Un Paese intero in trepidazione con il fiato sospeso ad ascoltare i numeri della Protezione Civile. Una conferenza stampa che è diventata un rito collettivo. Quei numeri inizialmente freddi e lontani, hanno cominciato ad avere volti, luoghi, storie, sono diventati vite che spariscono, vuoti che si allargano. Quei numeri sono diventati persone reali, con la loro sofferenza e con la loro tragedia e sono entrati con veemenza nelle case e nelle esistenze di tutti noi.
Le paure si sono affollate come si sono affollate le dichiarazioni e quel silenzio iniziale della politica che aveva lasciato ben sperare, è scomparso in un accalcarsi di pareri come se fossero tutti virologi, medici e scienziati.
La politica è tornata allo squallore di prima, superando nuove frontiere e raggiungendo nuovi picchi trash con la preghiera in tv sdoganata da chi nulla ha a che vedere con la pietà cristiana.
Ora che la politica è tornata, torna la polemica inutile e allora è tutto un discutere di Fase 1, 2 e 3. Usciamo domani, tra un mese o mai più. Come se a deciderlo fosse un decreto, come se a fermare il virus possa essere una legge, un governo o un qualsiasi leader in una diretta Facebook dal suo tinello di casa.
Tutti a sciorinare statistiche economiche, idee di tamponi, analisi, anticorpi, quarantene differenziate. Tutti speranzosi che si riparta presto e che si faccia finta di nulla, perché il “tanto non è successo niente” salva tutti.
Quello di questi giorni è un dibattito “sfasato”, tutti a correre dietro la prossima Fase pur di non considerare ciò che è successo realmente, pur di non iniziare a vedere gli errori non del singolo ma di un sistema.
Però è una corsa inutile perché davanti al virus non c’è bugia che regge, non c’è capacità dialettica e comunicativa dietro la quale ci si può nascondere. Davanti a questo virus l’Italia è nuda con i suoi difetti, le sue fragilità e le sue paure.