Il pareggio di Lecce, in uno stadio che a tutti ricorda quella storica finale del 13 giugno 1999 con successo in rimonta contro la corazzata Messina di un Benevento che grazie ad un collettivo perfetto guidato da Franco Dellisanti esprimeva un calcio spettacolare e futuristico, fa venire in mente l'abusata frase del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Bene, vi dico subito, visto tra l'altro che sono un inguaribile ottimista nella vita e quindi in tutto, che per me è mezzo pieno, perchè un punto contro i salentini ormai consacrati tra le grandi del girone e apertamene in lotta per il ritorno in serie A, anche in virtù di un mercato che si preannuncia dispendioso, non è da buttare. Letizia e compagni continuano la mini-serie positiva e dimostrano che l'assetto con tre centrocampisti di quantità ed interiditori va a coprire meglio anche la difesa. In questa ottica di certo non è mancato lo spirito di squadra e quella voglia di lottare. Insomma sufficienza comportamentale.
Ma diciamolo senza peli sulla lingua, che per poter sognare nella serie A diretta o una qualificazione play off "privilegiata" da terzi o quarti che assicurerebbe non pochi vantaggi, ci sarà bisogno di allungare il passo a partire dai prossimi match dopo la seconda sosta quasi consecutiva. Andare in campo sempre con umiltà ed attenzione, evitando di concedere i soliti regali che hanno caratterizzato l'incontro di Lecce ma anche e soprattutto il cammino nel girone d'andata. Ma soprattutto sarà fondamentale giocare avendo maggiore fiducia nei propri mezzi ed una mentalità più vincente, non da comprimari. Non ce ne vogliate a male, ma al di là della classe cristallina di Pippo Falco ed alcune giocate lodevoli dell'altro ex Mancosu, sabato pomeriggio spesso il Lecce sembrava la "grande" ed il Benevento la "comprimaria" come atteggiamento. Ebbene, questo Benevento deve cercare di fare un colpo grande per dare la svolta all'attuale classifica che attualmente si corre il rischio di vedere cristallizzata con conseguente perdita di entusiasmo e stimoli anche ambientali che invece sono determinanti. Insomma, in campo si deve mette il cuore oltre l'ostacolo e non può essere presa per oro colato dalla squadra la famosa frase di Bucchi ribadita nella conferenza stampa pre-gara di venerdì scorso "non mi è stato chiesto di andare in A". Caro Bucchi tu dici la verità, ma devi sapere che nella vita come nel calcio anche se devi salvarti o sbarcare il lunario bisogna sempre cercare e osare o pensare al massimo, se vuoi ottenere un risultato importante. Se si va in campo con lo spirito di chi si accontenta si corre il rischio di andare nell'anonimato ed è importante che i giallorossi seguano invece le idee le linee e le direttive ambiziose di Vigorito e del pubblico.
Per chiudere ancora una volta non posso fare a meno di segnalare l'ennesima svista arbitrale, la vogliamo chiamare così? Al di là di meriti o demeriti dei sanniti, altri due probabili punti negati. Quel fallo di mano al 91' di Calderoni su colpo di testa di Antei è un rigorissimo ed è incredibile che l'arbitro Serra di Torino e l'assistente numero 2 Baccini di Conegliano Veneto che pure appartiene a una sezione arbitrale prestigiosa, non abbiano visto nè la mano e nè la deviazione. Nella peggiore delle ipotesi, infatti, doveva essere assegnato il corner, ma nemmeno, perchè era rigore tutta la vita. Una nota di biasimo in tal senso va però alla squadra che doveva reitare nelle proteste, creare un caso, costringere arbitro, assistente ed eventualmente il quarto uomo a parlarsi e rendersi conto del clamoroso errore. Vi ricordate quando due anni fa nella semifinale d'andata dei play off proprio Dezi del Perugia aveva portato in vantaggio gli umbri con i giallorossi, con l'ormai ex Lucioni in testa che iniziarono a protestare in maniera talmente veemente da costringere l'arbitro a consultare tutti gli assistenti fino a quando non fu annullato quel gol con la palla che era stata messa addirittura già a centrocampo per la ripresa del gioco. E quell'episodio forse fu la svolta promozione... L'operato di Serra va ad aggiungersi alle sviste del sannita Rapuano con il Brescia, al fiscalismo incredibile di Giua contro l'Inter, di Piccinini e dell'assistente Marchi contro il Verona, Abbattista contro il Palermo. E mi fermo così perchè la lista, ahimè sta diventando troppo lunga.