Quella contro l'Inter era, è e sarà sempre una sfida dal pronostico scontato, anche se come si suol dire il pallone è rotondo e tutto può succedere. Icardi, Brozovic, Skriniar, Perisic, sono di un altro livello specie rispetto a questo Benevento in versione cadetti e tra l'altro rimaneggiato. Nessuno avrebbe mai pensato di arrivare ai quarti di finale di Tim Cup. Però, sotto sotto, forse tutti, con lo stesso Bucchi in testa pensavano a novanta minuti più incerti e combattuti. Insomma, per farla breve, quella di ieri era la classica partita dove non c'era bisogno di sviste arbitrali o di sudditanze psicologiche.
Premesso che Inter-Benevento non merita alcuna valutazione perchè è una gara che non fa testo in alcun modo, fatemi dire che i primi due gol, quello al 2' su rigore di Icardi e il raddoppio al 7' di Candreva non sono stati frutto di azioni o situazioni nitide, ma al contrario di "aiutini". L'arbitro Giua al debutto assoluto con un club di serie A, che tra l'altro avevamo apprezzato in occasione di Benevento-Crotone dello scorso 23 dicembre al Vigorito, giustamente era condizionato e si è preoccupato di non far "arrabbiare" più di tanto i nerazzurri, il neo amministrastore Marotta e tutta la dirigenza. Quel rigore fischiato dopo poco più di sessanta secondi che ha fatto gridare allo scandalo anche opinionisti neutrali come Bruno Giordano è qualcosa che non si può accettare o vedere. Onestamente non è digeribile, qualcosa di impercettibile che anche il Var avrebbe potuto annullare. In questo modo si dovranno dare venti rigori a partita. Sul raddoppio, rivedetevi le immagini e risulta in maniera evidente che l'angolo dal quale è scaturita la traversa di Icardi assolutamente non c'era.
Insomma, e chiudiamo il capitolo, è il caso di dire che il San Siro in versione nerazzurra resta stregato per i giallorossi, visto che l'anno scorso, invece, la squadra allenata da De Zerbi se la giocò a viso aperto e addirittuira rischiò di vincere, anche se poi perse a causa di un arbitraggio scandaloso di Pairetto di Torino che negò un rigore clamoroso per fallo su Cataldi e soprattutto sullo 0-0 graziò Gagliardini per un fallaccio su Sandro che era da censura assoluta.
Chiaro che si tratta solo di circostanze ed al di là di queste considerazioni, da narratore delle vicende giallorosse in D, in C2, in C1, in B e anche in A, con orgoglio mi sono goduto la terza volta in gare ufficiali del Benevento nel tempio del calcio. Uno stadio che sembrava irraggiungibile.
Onore e gloria, questa è storia vera.