E’stato sempre uno spauracchio. Un vero paradosso se si pensa che è un sannita d’origine e che ha parenti ed affini tuttora nella vicina e giallorossa San Salvatore Telesino, cittadina splendida e ospitale. Antonio Rapuano ufficialmente della sezione di Rimini, ma di fatto appartenente al Sannio, contrariamente a tanti sanniti che nel mondo in vari settori hanno avuto successo o vivono la loro vita, ha un grosso problema. E’ uno che nasconde le cose o quanto meno non ha il coraggio di dire no, oppure dichiarare apertamente le proprie origini e situazione. Si spiega solo così il comportamento di questo fischietto solo sulla carta romagnolo che ha privato il Benevento di una vittoria legittima e mandato in bestia dodicimila spettatori suoi conterranei.
Un paradosso. Ed allora visto che il coraggio manca a lui, prendo le sue veci e dico ufficialmente che Antonio Rapuano è un arbitro sannita e come tale non può e non deve essere più mandato ad arbitrare le gare del Benevento, in alcun modo. Normalmente potrebbero anche non esserci problemi. Ma nel caso del nostro va detto che è talmente condizionato, ma in negativo, che provoca danni e per evitare che qualcuno possa pensare male, perché probabilmente lui non ha la coscienza a posto, quando incrocia il Benevento, fortunatamente finora solo cinque volte, fa di tutto per fischiare contro i falli dubbi, anche quelli inesistenti. Il clamoroso fallo da rigore su Improta a nove minuti dalla fine, con tanto di giallo per l’atleta della Strega è solo l’iceberg di un arbitraggio che contro il Brescia è stato di una faziosità irritante per tutti i novanta minuti. Qualcuno che mi legge probabilmente mi prende per stolto o vedendo che si tratta di un fischietto sannita può pensare che ho omesso qualcosa e che un conterraneo favorisce la squadra della propria zona. No no, state tranquilli, avete letto benissimo. Questo signor Rapuano è talmente poco lucido e soprattutto prevenuto, che non solo non dice ai suoi organi arbitrali superiori che non può dirigere il Benevento, perché probabilmente deve essere il classico “signor sì” per aver fatto carriera in B visto che come arbitro è mediocre e poco allenato, ma per evitare che in futuro venga scoperto e possa fare brutte figure si preoccupa ogni volta che incrocia il Benevento di fischiare puntualmente contro, nel dubbio e non, in modo che nessuno possa fare congetture. Proprio come avvenuto ieri. Eh no, ma noi non ci siamo più e non siamo d'accordo, è ora di dire basta.
Per chiudere, allora, caro signor Emidio Morganti di Ascoli Piceno, designatore della Can B, le ribadiamo e diciamo ufficialmente che Antonio Rapuano è di San Salvatore Telesino e per la regolarità del campionato, ammesso che ci sia con tutti i papocchi a cui abbiamo assistito finora, anche e soprattutto arbitrali, non deve essere più inviato a dirigere gare della squadra della Strega.
Ecco qui, caro Rapuano, si fa per dire caro, abbiamo provveduto noi a fare quello che dal lontano 2013 quando il 12 maggio in serie C ci costringesti ad un pareggio interno per 0-0 contro il Barletta, e dirigesti il primo match dei giallorossi, a fare quanto tu dovevi fare per coerenza, trasparenza ed onestà intellettuale, visto che non sei una persona serena e che al contrario fa danni e pensa male, creandosi e immaginando pressioni inesistenti. Perchè solo così si spiegano l'arbitraggio diò ieri, quello del 17 aprile 2016 con l’Ascoli al Vigorito costringendoci ad un altro pareggio ingiusto, per non parlare del 2 novembre 2014 quando addirittura ti sei inventato un rigore contro i giallorossi, sì inventato, non uno grande come una casa commesso su Improta ieri... Insomma un arbitro sempre ostile e contro come documentano i fatti.
Mi fermo, troppa pubblicità per un arbitro scarso e mediocre e per un sannita che non tiene alta la tradizione e lo spirito di un popolo fiero, combattente e sincero...