Il Napoli è in crisi, qualcuno, anzi più di qualcuno, ha avuto l’ardire di inquadrare in tal modo il momento della squadra di Conte, reduce da sette vittorie e tre pareggi (questi consecutivi) nelle ultime dieci uscite in campionato. Che ci siano dei problemi, è palese. Che questi problemi vengano affrontati con grande orgoglio dal gruppo, anche. Non è solo una sfida al primo posto in campionato, l’arrivo di Conte alla corte di Aurelio De Laurentiis è stato vissuto come un piccolo tradimento dalle sue precedenti squadre, innestando una vera e propria battaglia mediatica.
Ne ha parlato il diretto interessando, indicando la presenza di squadre mediaticamente maggiormente protette, rispetto ad un Napoli che deve fare i conti con gli attacchi esterni e, che fanno ancor più male e più danni, da quelli interni. Il fuoco amico e quello nemico, una serie di colpi che Conte prova a schivare con l’esperienza e il carisma che gli stanno permettendo di tenere botta e difendere, con ogni risorsa, quel primo posto tanto ambito e sudato.
“Chi è davanti prende più vento e tutti vogliono buttarlo giù” ricordava il tecnico nei giorni scorsi. Un vento che soffia forte, ma che non spezza una squadra decimata dagli infortuni e penalizzata, colpevolmente, da un mercato incompleto in tutti i reparti, basti pensare agli ‘Zero’ minuti disputati sin qui da Billing, arrivato per far rifiatare Anguissa e McTominay. Eppure, c’è un gigantesco eppure, che campeggia dalle parti di Castel Volturno. Il Napoli è vivo, anche contro la Lazio ha reagito alle avversati, s’è rialzato dopo aver preso un gol in avvio che poteva essere quasi un alibi per lasciarsi cadere. E invece no. La squadra è compatta, tiene botta ed è uscita da questo momento di emergenza assoluta ritrovandosi a guadagnare un punto sull’Inter. Se questa è crisi, dall’altra parte cosa accade?