Il Napoli identitario di Conte: contro scemenze e "belle pettinature"

Dall'Overpeformance alla gradevolezza di gioco: la comunicazione del mister è un macigno

il napoli identitario di conte contro scemenze e belle pettinature
Napoli.  

Identitario. Lo è fortemente il Napoli di Conte: una squadra che rispecchia profondamente il suo allenatore.
Intenso, fisico, spietato, rabbioso: le vittorie in rimonta contro Atalanta e Juventus, in particolare, dicono questo. Il Napoli dello scorso anno dopo uno schiaffo naufragava vistosamente, usciva dal campo, scappava: quello di Conte reagisce, si rialza con la voglia di restituire quello schiaffo alla decima potenza. Ribaltare l'Atalanta che non perdeva da Settembre, al Gewiss Stadium e ribaltare la Juventus che non aveva perso mai è un segnale forte e fortemente identitario.
E oltretutto smonta totalmente la madre di tutte le cazzate che aveva accompagnato la sciagurata stagione 2023/24: “Eh ma il Napoli di Spalletti aveva overperformato”. Di Lorenzo, Meret, Anguissa, Lobotka, Rrahamani, Juan Jesus sono gli stessi che nella stagione Scudetto avevano fatto meraviglie, che con Garcia e gli altri avevano fatto ridere e che sono tornati in versione superlativa. Cosa vuol dire? Che un calciatore bravo può fare molto bene o molto male a seconda del contesto, e che prendere un termine inglese random sentito in qualche trasmissione di scienziati calcistici per lo più autonominati e adattarlo a trattato scientifico per spiegare un momento o una contingenza è, semplicemente, una cazzata.

 

Le trasmissioni, già, un altro aspetto fondamentale per analizzare il Napoli di Conte è il prepotente impatto mediatico del tecnico salentino.
Andrebbero studiate, le conferenze di Conte, per il peso enorme che hanno: evidenziando quanto la capacità comunicativa dell'allenatore incida sull'ambiente, quello di fuori, ed evidentemente in quello di dentro, lo spogliatoio.
Dal tema delle trasferte vietate, tema che per il Napoli sta sfiorando il ridicolo, che Conte affronta direttamente e senza schermi in conferenza stampa, alle difficoltà che i media sportivi mainstream affrontano quando la squadra azzurra comanda, dettaglio peraltro già analizzato in precedenza.

 

Sì, perché proprio come la questione dell'overperformance era diventata quasi un mantra nella scorsa stagione, in questa si è fatta strada l'idea dei “belli e pettinati” contro il Napoli dalla faccia sporca di Conte. Concetto passabile per l'inizio del campionato, con gli 1 a 0 in sofferenza, ma ormai desueto: la squadra gioca, è intensa, trova automatismi corroborati, in un calcio che si è evoluto in una direzione di intensità fisica e vigoria rispetto agli anni del guardiolosimo e del sarrismo, inevitabilmente.

Ha vinto 17 partite in stagione il Napoli, più di tutte in Europa. Fa bene Conte a non chiudersi in un “laissez faire, laissez passer” che pure verrebbe facile: è il suo Napoli, fa bene a difenderlo.