Il pezzo di oggi è dedicato agli asini, che, a causa di una bizzarra legge di natura, non finiscono mai. Da quelli che, come ben si sa, non volano, a quelli che scrivono sui giornali (come il sottoscritto) e sui social o perfino parlano in televisione. Quanto ai primi - quelli volanti - ne è ammessa l'esistenza (imperitura) solo per gioco, uno di quelli che si faceva da ragazzi. Si diceva “guarda, l’asino vola!” indicando con il dito il cielo e se qualcuno si voltava veniva canzonato come stupido o credulone. Ma un'eccezione c'è e si è appena materializzata ai nostri occhi, è il ciuccio napoletano, non so come magistralmente cavalcato da Antonio Conte e da lui portato tra una pausa e uno strappo, una scalciata e una fuga, su fino alla vetta della classifica della serie A.
Lo so che nulla è concluso, niente ha assunto ancora il tono solenne tanto della vittoria quanto della sconfitta finale - siamo infatti solo al giro di boa del campionato - eppure qualcosa di straordinario è accaduto e nessuno può farsene una vera ragione, sia chi sperava che accadesse che chi irrideva questa pur remota possibilità.
Ed è qui che entrano in gioco il secondo tipo di asini. Tra quelli che senza una fondata ragione pontificano in televisione v'è un genere (in questo caso femminile) che dopo la corpulenta vittoria azzurra contro la Fiorentina in terra toscana - la settima fuori casa in questa stagione - su Dazn ha per ben due volte ribadito che la vittoria dei partenopei era legata anche a "episodi arbitrali", e lo ha detto con tale sfacciataggine da provare a farsi dare in qualche modo ragione anche dell'allenatore gigliato, il napoletano Raffaele Palladino, che (ben conscio della insussistenza della tesi) ha saggiamente evitato l'argomento.
A dire il vero la stessa giornalista ha anche affermato che contro i viola "Lukaku aveva giocato la sua migliore partita nel Napoli", corretta con una certa commiserazione dal buon Pierluigi Pardo, e togliendo a noi così ogni dubbio sulla specie animale in cui collocarla. E arriviamo al sottoscritto. Faccio ammenda sulla mia totale sfiducia nella capacità del tecnico leccese di risollevare in così poco tempo le sventurate sorti del Napoli dello scorso anno, pur mantenendo grandi perplessità sulla tenuta generale della rosa, peraltro in qualche modo dispersa da errori societari. Ma due madornali sbagli ho commesso anch'io. Il primo è stato quello di pensare che la squadra azzurra non avesse la capacità di sopperire alle assenze e il secondo quello di credere che con l'integrità e l'esempio non si potesse andare lontani.