In esclusiva su CRC, la radio partner della SSC Napoli, è intervenuto il centrocampista azzurro Billy Gilmour.
L’identità della città di Napoli?
Sì, l’ho sentita, è forte, è molto passionale, come lo siamo noi scozzesi. L’ho percepita immediatamente. Il mio ambientamento? Sono qui da tre mesi e mezzo ed ovviamente non è semplice trasferirsi in una cultura nuova: sto facendo progressi però, sto imparando l’italiano ed una delle parole che conosco è ‘bravissimo’ e ‘forza Napoli’. Faccio di tutto per aiutare i miei compagni.
L’approccio con il campionato italiano?
Le partite sono molto dure a livello di organizzazione, non è facile affrontare le avversarie. Però qui lavoriamo ogni giorno per fare in modo da ottenere il maggior numero di punti possibili in classifica.
Il rapporto con mister Conte ai tempi del Chelsea?
C’è una famosa foto di quando ero nel settore giovanile, mi sono allenato con la prima squadra quando era a Londra. Fu una esperienza molto importante per la mia crescita. Di quella squadra senza dubbio ricordo come riferimento Cesc Fabregas, che mi ha dato possibilità di crescere.
La stagione con De Zerbi mi ha cambiato la carriera?
Sì, sicuramente ha avuto un impatto importante: mi ha dato tanti insegnamenti che hanno cambiato il mio modo di giocare, è stato importante averlo per la mia carriera e per il mio percorso di crescita. Ci sono punti in comune tra lui e Conte: chiedono sempre il massimo durante gli allenamenti, ti possono dare tantissimo per crescere.
L’analisi delle due partite contro la Lazio?
Abbiamo rivisto le partite, non siamo certo felici di come siano andate. Con il mister abbiamo capito come stare meglio in campo, come aiutarci durante il match per aumentare il livello. C’è però voglia di essere positivi e propositivi per migliorarsi, e trovare risultati migliori.
La preparazione della partita contro l’Udinese?
Come sempre lavoriamo al massimo, ci sentiamo pronti per tirare il massimo, e servirà una prestazione importante.
Chi è il più napoletano tra Scott McTominay e me?
Probabilmente lui è un po’ più avanti nel processo di “napoletanizzazione”. Studiamo il napoletano, ma lo facciamo anche tramite le canzoni: sentiamo Geolier, ci sono due o tre canzoni che ascolto di più. Il primo approccio è stato con i tassisti in auto".