In un recente intervento effettuato in videochiamata al Festival dello Sport, Antonio Conte, parlando del trio Bonucci-Barzagli-Chiellini da lui allenato ai tempi della Juventus si è detto molto felice di "essersi adattato alle caratteristiche dei giocatori" e di "non aver sacrificato la bravura di qualcuno fossilizzandosi sulle sue idee".
La cosa indubbiamente gli fa onore, in quanto dimostra l'intelligenza e l'umiltà dell'uomo, peraltro confermate anche nella sua recente venuta al Napoli. Là come qua, infatti, era partito con un'altra idea di gioco - che fosse il 3-4-2-1 o il 3-5-2 non importa - e si è "trovato" ad applicare invece il 4-3-3 o (forse più correttamente) il 4-2-3-1 - solo una volta avuto a disposizione e visto all'opera Scott McTominay e vista la sbadataggine della difesa azzurra. Ora, però, fatti i dovuti elogi al tecnico salentino, resta da comprendere come lo stesso pensi di gestire l'indubbia carenza di uomini proprio in quella zona di campo che nel calcio moderno diventa sempre più preponderante e cruciale per portare a casa un risultato. I calcoli sono presto fatti.
Il Napoli di Conte (non di De Laurentiis o di Manna), come già quello recente di Mazzarri, aveva incentrato tutta la sua campagna acquisti estiva sul paradigma dei due centrocampisti, fidando sulle prove a oltranza di Lobotka e Anguissa, liberandosi senza rimpianti e a prezzo di saldo di Gaetano ed escludendo a sorpresa, e senza un'apparente ragione, Folorunsho dalla rosa della prima squadra. Poi qualcosa deve essere cambiata, perché il sopracitato McTominay non è esattamente la controfigura di Anguissa - se devo cercare delle somiglianze credo che ricordi uno Zielinski meno tecnico ma più fisico e risolutore - mentre Gilmour è più vicino a Lobotka di molti altri calciatori passati da Napoli (soprattutto la passata stagione) o accostati alla squadra azzurra nell'ultima complessa sessione estiva di calciomercato.
Intanto Folorunsho è stato riabilitato, sembrerebbe più per mancanza di alternative e soldi che per autentica convinzione dello staff tecnico nelle sue doti calcistiche e morali. Qualcuno mi dica chi egli dovrebbe sostituire in caso di infortunio di Anguissa o McTominay e con quale probabilità di successo e, soprattutto, con che grado di fiducia del gruppo in cui lavora. E se invece si infortunassero entrambi i due azzurri il cui ruolo sarebbe oggi scoperto, come giocherebbe la squadra partenopea? Rimpiangendo ancora le partenze - ignominiosa quella di Demme e fruttuosa quella di Elmas - la "capacità di adattamento alla rosa" di Conte sembra oggi più una necessità che un'intuizione.