Il Napoli gioca la sua partita al Maradona contro un ottimo Parma praticamente sul filo di lana della chiusura di un calcio mercato estivo estenuantemente lungo e ignobilmente ingombrante.
Quello che ha dichiarato Conte nella conferenza stampa prepartita in merito a questo scottante, e non si sa perché così omertosamente sottaciuto, argomento - non per attribuirmi meriti che non ho - il sottoscritto lo dice da sempre. Trovo inconcepibile che si continuino a vendere e ad acquistare calciatori come se nulla fosse dopo l'inizio della preparazione delle squadre, cioè dopo quel momento di incontro, conoscenza e rigenerazione fisica, psicologica e talvolta anche tattica dei team che da lì a breve si cimenteranno nei rispettivi campionati.
Tutto è diventato troppo professionale - già ben oltre il tecnologico perfino - e oneroso perché ciò possa essere ancora consentito. Ma un discorso del genere resta lettera morta tra FIFA e federazioni continentali e nazionali, per non parlare dei presidenti delle società di calcio, che invece di imbracciare il fucile e andare alla guerra preferiscono sedere ai tavoli del business e del potere economico (e ormai non solo) per spartirsi una torta che - vedrete - col tempo sarà sempre più esigua e indigesta.
La premessa era doverosa se vogliamo capire a che punto è, all'alba del mese di settembre 2024, il Napoli di Antonio Conte. Poche squadre hanno rivoluzionato, infatti, la loro rosa e la loro filosofia gestionale e tattica come quella azzurra. Non sono mancati gli errori e i momenti di vera e propria impasse, che hanno di fatto rallentato se non addirittura ostacolato l'armoniosa - per la dirigenza assolutamente necessaria - ricostruzione tecnica di una squadra che solo un anno fa aveva vinto un meraviglioso e inaspettato scudetto. Non voglio rimestare ancora nelle acque torbide di quello che è accaduto, dico solo che in poco più di 12 mesi quelli che contribuiranno con i fatti a scrivere le pagine, si sperano gloriose, della nuova stagione calcistica saranno (vedrete), se andrà bene, non più di 5 - e cioè Meret, Di Lorenzo, Rrahmani, Lobotka e Kvaratskhelia - e più per mancanza di alternative che per vera e cieca fiducia in loro (ad eccezione del georgiano).
Questo significa tempo, quello che il Napoli, per i suddetti motivi, non ha. Pazziann e rirenn siamo arrivati alla terza giornata di campionato e - non so voi - io non vedo ancora tracce di un'amalgama, di un'idea stabile di gioco e finalizzazione, di una vera armonia di uomini e mezzi. Così ci si barcamena, in attesa di tempi migliori.