Napoli. Pro Conte vs Anti Conte: discussione artefatta. Il problema è un altro

La chiave passa non dal nome, ma dal profilo: serve un allenatore di progetto, non un aziendalista

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Napoli.  

E' una discussione che sa di artefatto quella che si è innescata a riguardo del prossimo allenatore del Napoli, dal sapore quasi "chimico". Il partito di Conte da una parte, il partito degli “anti Conte” dall'altro in particolare dopo che (in maniera altrettanto artefatta) il borsino di Conte al Napoli è andato sulle montagne russe negli ultimi giorni: prima dato per vicinissimo poi per sfumato.

E gli anti Conte più che una reale idiosincrasia nel fu tecnico juventino paiono affannati nel giustificarne il mancato arrivo. Stucchevole.

Non passa da Conte in quanto Conte la “New Era” (slogan non casuale, visto che è quello utilizzato dal Napoli esattamente il 1° di Luglio del 2023, apertura della disastrosa stagione attuale) ma dal profilo che la SSC Napoli sceglierà per il suo tecnico.

E dunque Conte, o Gasperini o De Zerbi o eventualmente un ritorno di Sarri o un irrealizzabile e da utilizzare solo come espediente narrativo arrivo di Jurgen Klopp. Sarebbero nomi giusti perché allenatori di progetto, molto semplicemente.

Perché dopo una stagione disastrosa in cui si è pensato che lo Scudetto sul petto da solo e le indubbie competenze presidenziali bastassero a garantire la competitività serve un garante terzo, l'allenatore appunto, di un progetto tecnico per ripartire. Tantopiù se la ripartenza passa dalla direzione sportiva di un esordiente, Manna, che magari si dimostra l'ennesima perla scovata da De Laurentiis ma che in quanto giovane ed esordiente ha pure bisogno di figure in grado di non bruciarlo, come appunto un allenatore di progetto.

Rischioso? Certamente, ma ancor più rischioso sarebbe affidare a un profilo aziendalista, a un gestore alla Pioli o alla Allegri un periodo di rivoluzione tecnica e tattica, con tanti calciatori che andranno via e tanti che dovranno arrivare. Ciò naturalmente senza minimamente intaccare l'indubbia bravura tattica di Pioli e al meraviglioso profilo umano, così come indubbie sono le doti di gestore di Allegri. Ma è evidente guardando all'ultimo campionato che al netto dell'ingiustificabile spettacolo indecoroso offerto dai calciatori l'errore principale è stata la tabula rasa dei profili forti (Giuntoli, Spalletti, Sinatti ecc.) e l'accentramento totale delle (già assai accentrate, cosa non del tutto negativa) scelte gestionali.

Dunque va rifuggita l'equazione “O Conte o Austria” (parafrasando lo slogan dei tifosi dell'Udinese nell'estate che aprì al passaggio di Zico in bianconeri) di questi giorni e la questione va riportata alle sue dimensioni reali: se “New Era” sarà passerà dalla scelta di un allenatore con le spalle larghe e “identitario”, sarebbe questa la reale scelta aziendalista.