Adl, lo United e la differenza tra tifoso aziendalista e tifoso stupido

Le parole del patron, tra confronto coi Red Devils e l'auspicio (forzato) di un tifo aziendalista

adl lo united e la differenza tra tifoso aziendalista e tifoso stupido
Napoli.  

“Il tifoso deve essere aziendalista”. Ha detto così De Laurentiis alla presentazione del film sulla stagione Scudetto del Napoli, commentando brevemente sui risultati deludenti del campionato in corso.
Ha ragione, il tifoso deve essere aziendalista: perché il calcio di oggi non è più quello degli anni '80, perché i Berlusconi o i Moratti che regalano Van Basten o Ronaldo per poi ricapitalizzare non ci sono più, perché i russi hanno deposto i rubli, i cinesi gli yuan e non si sa bene quanto durerà la passione degli arabi e dei qatarioti per il calcio. Ha ragione perché pure lo sbandieratissimo modello Premier pone qualche interrogativo: fattura un mare di soldi in più rispetto a tutti gli altri, 8,1 miliardi di euro, ma ha costi quasi per un miliardo in più, e dunque è in rosso.

E non può che essere aziendalista il tifoso del Napoli, che per storia e tradizione, tolto il periodo tra metà anni '80 e l'inizio dei '90 non ha mai sperimentato una gestione in stile emiri, per contro specializzandosi in diritto fallimentare da ombrellone mentre altri pure si crogiolavano tra Vieri a 90 miliardi di lire, Batistuta, Rui Costa, Shevchenko, Crespo e così via, seppur con le cicale di sottofondo.
Ha aggiunto, De Laurentiis, che non si può mica vincere ogni anno, che chi lo pensa è illuso, e che bisogna guardare allo United, che non vince da anni e nonostante ciò i tifosi riempiono l'Old Trafford.

Forse allora il desiderata di De Laurentiis è diverso rispetto al “tifoso aziendalista” che va predicando. Perché il napoletano è aziendalista per storia: ha vinto tre scudetti in 98 anni, mettendoci gli altri trofei, si arriva al 10 per cento di stagioni in cui si è vinto qualcosa contro un 90 per cento in cui non si è vinto nulla. Dipingere il tifoso napoletano come incontentabile o pretenzioso è sbagliato, al netto di una fisiologica e infinitesimale minoranza di scemenze al più ascrivibile al mondo social.

 

Stante l'assoluta rispondenza dunque dell'identikit del tifoso napoletano con quello di un tifoso attento (e più di altri) alle dinamiche economiche e assolutamente realista, e dunque aziendalista, altro discorso è pretendere un tifoso silente, entusiasta e scodinzolante a prescindere.

Il tifoso napoletano è perfettamente conscio che vincere lo scudetto due anni di fila sia difficilissimo: non gli è mai accaduto! Altro discorso è considerare inaccettabile quanto andato in scena nell'ultimo campionato, che è oggettivamente inaccettabile in particolare se si chiede aziendalismo: una stagione del genere implica, in particolare, una perdita economica derivante dai mancati incassi della Champions, dal deprezzamento del parco giocatori e così via.

Non pare, tuttavia, che una stagione oggettivamente inaccettabile per errori, orrori, scarso impegno dei protagonisti eccetera eccetera abbia provocato chissà quali sommosse, anzi, lo stadio è stato pieno in tutte le ultime gare: certo i fischi o le critiche, se perdi 40 punti in un anno, devi aspettarteli, altrimenti non vuoi il tifoso aziendalista, vuoi il tifoso stupido.

E pare assai azzardato pure il paragone con lo United: toppano da anni, sì...ma hanno una bacheca leggermente diversa, quanto all'Old Trafford magari si può sospendere aziendalisticamente il giudizio...in attesa di Bagnoli.