Volendo memare sarebbe lì facile facile: l'utilizzo della Pec di Aurelio De Laurentiis e gli effetti che ha provocato sul suo Napoli.
Naturalmente oltre alla pec che ha indispettito e fatto andar via Spalletti, che magari aveva già deciso di andar via a prescindere dalla pec, c'è tutto il resto arcinoto: la scelta di sostituire Kim con un giovane brasiliano con un anno di esperienza in una squadra non di primo livello, la scelta di sostituire Giuntoli con un diesse che non ha mostrato capacità e soprattutto il polso del toscano, la scelta di tenere uno spogliatoio di scontenti.
Tra i meme più belli comparsi in queste ore ce n'è uno simile dedicato dai tifosi napoletani al Bayer Leverkusen fresco vincitore di primo titolo della sua storia con Xabi Alonso. Qualcuno suggeriva: “Ora fossi il presidente manderei subito una Pec all'allenatore rovinando il rapporto e poi prenderei Rudi Garcia...venderei il miglior difensore e metterei al suo posto uno sconosciuto di una squadra brasiliana di metà classifica...per finire sostituirei il direttore sportivo con me stesso...seguitemi per altri suggerimenti”. Castigat ridendo mores: chapeu a chi l'ha pensata.
Tutto vero, ma poi bisogna tornare agli scontenti. Al netto della devastazione presidenziale ci sono loro, calciatori che per quanto spaesati dall'addio di Spalletti, per quanto non accontentati su ingaggi che in ogni caso gli permetteranno di vivere tranquilli per due o tre generazioni, per quanto sballottati tra la preistoria francese e i tatticismi calzoniani sono più forti di gente molliccia e con la faccia appesa che fa il solletico all'Empoli e al Frosinone.
L'indegno spettacolo andato in scena per mesi interi tra il Maradona e fuori l'hanno recitato loro, a partire dal capitano, Di Lorenzo.
Forse quella della fascia è una sorta di maledizione, una “jastema” visto che siamo a Napoli: da Hamsik, che prima di indossarla era uno dei migliori centrocampisti d'Europa e poi ha ridotto di molto il suo impatto in azzurro a Insigne che pareva promettere il ruolo di profeta in patria e ne è rimasto schiacciato dal peso, tra rigori sbagliati e battibecchi continui con lo stadio al primo tiro a giro sbagliato. Di Lorenzo l'ha presa e la squadra è arrivata allo Scudetto, in questa stagione però è parso l'ombra si se stesso: condizione fisica disastrosa, errori continui e banali ed evidentemente l'incapacità di ottenere dai compagni quell'impegno che lui stesso non è stato in grado di garantire.
E allora ok l'allenatore (gli allenatori), ok i preparatori, ok gli acquisti sbagliati, ok il caratteraccio del presidente ma alla lunga la figuraccia l'hanno fatta loro, delle peggiori, e andranno via ahiloro non più da vincenti, ma da quelli che dopo aver vinto lo Scudetto non ha saputo far altro che sbracare.
Andranno via, sì, perché l'unica soluzione per provare a raddrizzare la barca per gli anni a venire, restando in orbita europea che come noto è la principale fonte di sostentamento del club, è perderci qualche soldo ora per evitare il disastro futuro. Non è una squadra che si raddrizza con due o tre acquisti mirati, come accadeva in passato sull'ossatura che aveva creato in particolare Bigon con Benitez: si può fare l'inverso, tenerne due o tre e il resto via a costo di svenderli e ripartire.
Ripartire con un utilizzo meno boomer della Pec, per Adl, che può rifarsi. Ripartiranno con l'etichetta di quelli che si sono bruciati il credito illimitato di cui godevano in quella meravigliosa città i calciatori invece. E no, loro non potranno rifarsi.