IL PIZZINO di Urgo: Il Napoli e l'atomica della diaspora

Il Napoli è imploso, deflagrato, saltato in aria. È doloroso ammetterlo, ma è così...

il pizzino di urgo il napoli e l atomica della diaspora

Il 4 giugno 2023 poteva essere l'inizio di una nuova era imprenditoriale per il Napoli (e per Napoli) ed è stato, invece, l'avvio di un vergognoso processo di svalutazione tecnica di tutto il parco calciatori e, di confusione manageriale.

Napoli.  

Se prima delle conferenze stampa di Napoli-Verona di Aurelio De Laurentiis (inaspettatamente) e di Walter Mazzarri ero preoccupato, dopo lo sono stato molto di più. Il Napoli è imploso, deflagrato, saltato in aria. È doloroso ammetterlo, ma è così.

È stato raso al suolo da una bomba atomica che al confronto quelle di Hiroshima e Nagasaki sono poco più che volgari e innocui mortaretti di fine d'anno. La società azzurra e, di conseguenza, la squadra nella sua interezza, sono a brandelli, cadono a pezzi. Restano in piedi parvenze di certezze, già pronte a crollare, al primo soffio di maestrale, che prima o poi puntualmente arriverà.

La scuotente deflagrazione radioattiva ha, tuttavia, com'è nella sua natura, fatto anche di peggio: ha lasciato tra le macerie uno strisciante carico di disvalore, diffidenza, dubbio, contrasto e disimpegno che inficerà chissà per quanti anni la vita sportiva e, temo, soprattutto finanziaria, della società calcistica partenopea. E tutto questo a un passo appena dalla vittoria di uno scudetto, ancora più storica e straordinaria delle due precedenti, perché realizzata senza il dio del calcio, il mai abbastanza compianto Diego Armando Maradona, diventando perciò un vero trionfo del gruppo e della ultradecennale programmazione, e in un'epoca in cui il business e il denaro (con i loro effetti "devastanti") contano molto più di allora.

Il 4 giugno 2023 poteva essere l'inizio di una nuova era imprenditoriale per il Napoli (e per Napoli) ed è stato, invece, l'avvio di un vergognoso processo di svalutazione tecnica di tutto il parco calciatori e, quel che è peggio, di confusione manageriale senza precedenti per una squadra appena scudettata. Sembra una maledizione, e forse lo è.

Nessuno si è salvato dal marasma generale post-atomico (la vittoria questa è stata) e - lo dico forte e chiaro - i meno responsabili sono i calciatori. Aver preso due allenatori buoni per l'ospizio ed entrambi, al di là delle formali dichiarazioni d'intenti, non votati al 4-3-3, che costituiva il DNA di questa squadra da anni, significa aver lasciato la truppa senza punti di riferimento e già pronta alla resa. Aver dilaniato poi il centrocampo, esautorando Zielinski, isolando, escludendo e umiliando Demme, comprando un ragazzo inadatto come Cajuste, e, soprattutto, vendendo Elmas, per far cassa per gli inutili acquisti invernali, ha lasciato il presidio azzurro senza strategie né difese, preparandolo di fatto al tracollo, giunto prima da terra che dal cielo. Così, quando è arrivata la bomba della diaspora, il disastro si era già consumato. L'epilogo della partita non confermava la mia lunga premessa, ma quasi.