E venne il giorno di scrivere a vanvera. Il Napoli che fu - le splendide giocate, le grandi vittorie, lo scudetto, gli addii dell'anno prima, gli illustri sconosciuti diventati star di valore mondiale, la bellissima festa attesa 33 anni - non c'è più.
Abbiamo assistito a spettacoli più o meno penosi (soprattutto ricordando chi fummo) e all'esonero di un allenatore, quel Rudi Garcia da Nemours, che con Napoli e la sua cultura, calcistica e non, non c'ha avuto e non c'avrà mai niente a che fare, innanzitutto per colpa, incapacità e insipienza sua. Certo chi lo ha scelto, peraltro senza confrontarsi con nessun valido interlocutore in seno alla società, quel geniaccio incontinente di Aurelio De Laurentiis da Roma, ha il massimo della responsabilità di cotanto fallimento, e lo sa tanto bene da essere pronto a pagarne le conseguenze economiche e morali chissà per quanto.
Così di tante gioie e tante pene - ora che scrivo in una (ennesima) pausa di campionato e coppe per i sopraggiunti (e deprimenti) impegni con le rispettive nazionali - resta ben poco o quasi nulla.
Tanto più che il "grande cambiamento" è coinciso con l'arrivo - da me nient'affatto auspicato - di Walter Mazzarri da Livorno, un tecnico con quattro esoneri consecutivi in dieci singultanti anni, di cui l'ultimo costato al Cagliari addirittura l'ignominia della retrocessione in serie B.
Fermo da due anni, il tecnico toscano afferma di essersi aggiornato, aver studiato per filo e per segno Luciano Spalletti - manco se questo bastasse per rinverdire fasti che sembrano già lontanissimi nel tempo - ed essere pronto ad abiurare il suo 3-5-3, peraltro (rivisto e corretto) anche di allegriana e inzaghiana memoria, pur di consegnare al bizzoso e talora iracondo presidente degli attuali campioni d'Italia una formazione nuovamente tirata a lucido nel gioco e nella preparazione atletica.
Certo i dubbi restano tutti, per quanto le "voci di dentro" parlino di schemi finalmente provati e non più solo raccontati o mostrati e di "cambio di passo" nell'intensità fisica e nella sollecitazione psichica. Sorge legittimo chiedersi così se i cambiamenti adottati saranno forieri di ritrovate energie e motivazioni o "imballeranno" ancora di più calciatori che forse vivono ancora il distacco da Spalletti come un trauma. Nessuno può ragionevolmente rispondere a questa domanda senza apparire un azzeccagarbugli - di cui giornali, televisioni e social sono già pieni - della peggior specie.
Non resta, così, che aspettare il campo e le sue inappellabili sentenze.