IL PIZZINO di Urgo: Parole, parole, parole

L'impressione dalla prima conferenza stampa del tecnico è che non sia in sintonia con la piazza...

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Napoli.  

Come nella vecchia canzone di Mina, le parole usate a dismisura e forse senza neanche comprenderne appieno il significato, sono state le vere, forse uniche, protagoniste di questo primo scorcio di campionato 2023-2024 del Napoli. Nessuno si è risparmiato nel servirsene, tanto per affermare una propria ragione (e qui ci sta) quanto per sostenere (illogicamente) un suo pregiudizio.

Escludo dalla loro rendicontazione complessiva quelle pronunciate da presunti analisti sportivi nella difesa pretestuosa e a oltranza della propria squadra del cuore, qualunque essa sia, a discapito della nostra. Ha ragione Umberto Chiariello, che proprio sul vocabolo pregiudizio ha costruito il suo editoriale radiofonico del 23 settembre. Nessuno si arroghi il diritto di giudicare Garcia e De Laurentiis in assenza dei fatti che pure, tra una lettura esplicita o tra le righe, cominciano a esserci. Chi mi segue sa bene che la mia critica al primo - nient'affatto al secondo, pur riconoscendogli una parte di colpa nell'essersi fatto trovare cosi impreparato (e oltremodo sorpreso) agli addii di Luciano Spalletti e Cristiano Giuntoli - non è fondata su un pregiudizio ma su realtà inoppugnabili. L'ho già detto e lo ripeto, l'impressione dalla prima conferenza stampa del tecnico francese a Capodimonte a quella prepartita di sabato scorso (ancora parole) è che l'ex romanista non sia in sintonia con la piazza e con la squadra. E questo non lo dicono solo le parole da lui usate, ma anche quello che chiamiamo genericamente i "linguaggi non verbali", quelli del viso e quelli del corpo che spesso contano più delle parole stesse. Ora, pur senza volermi attribuire competenze che non ho - non sono mica un medico e per di più cultore del cervello e delle sue oscure manifestazioni esteriori -  e ritornando solo ai fatti raccontati (dal greco parabolé, racconto, appunto) da quelle "espressioni (qui) orali di un'informazione o di un concetto", vi dico che non dar giusto merito agli eventi a monte del suo arrivo a Napoli, parlare di "dar minuti a chi fa bene in settimana" in una situazione non compensatoria ma di pugna, invitare pubblicamente la squadra a "sapersi accontentare del pareggio" quando con l'allenatore precedente la stessa aveva un solo e unico must ed era la vittoria, citare stancamente e ripetutamente le statistiche dei tiri presi e fatti e non parlare del gioco e delle sue (gravi) lacune, non costituisce per Garcia o chi per lui scusante o alibi né per me colpa (questa sì) pregiudizievole.