IL PIZZINO di Urgo: Domeniche e dintorni

Riflessioni sulla domenica del pallone tra vittorie annunciate e sorprendenti passi falsi

il pizzino di urgo domeniche e dintorni
Napoli.  

Ci sono domeniche meno ordinarie di altre e quella contrassegnata dalla data del 12 febbraio 2023 in parte lo era. Non tanto per la bella giornata di sole al risveglio, che da queste parti è la regola più che l'eccezione, quanto per il colore del mare più opaco del solito (il cielo lo avrebbe presto seguito), come se portasse con sé quel manto di nebbie proprie delle pianure padane, tanto da farmi domandare se non fosse la benevola (e cortese) accoglienza di Partenope per le longobarde genti calate dal nord con la "perfida" Cremonese - quella dismessa e vincente della Coppa Italia - di scena in notturna al Maradona.

Non smetteva di risuonare la grancassa delle lodi per il Napoli (squadra), Spalletti, Giuntoli e il grande presidente De Laurentiis (che meriterà prima o poi una riflessione a parte). Perfino la città strappava qualche complimento masticato sui giornali per come stava affrontando con equilibrio il momento trionfale (che poi trionfale non era).

Negli stadi e nelle piazze invece erano - giusto per non illudersi - sempre i soliti insulti fatti pagare a tanto al chilo dall'integerrimo Giudice Sportivo (altra figura mitologica di incerta natura e collocazione). Le note dello spezzatino della 22esima parlavano delle vittorie del Milan, non esattamente meritata, contro un Torino sprecone, e dell'Atalanta, più limpida di un cielo azzurro a febbraio. La Lazio, orfana del vero Immobile (vedrete ritroverà la scienza con noi), faceva una figura barbina contro gli orobici, con 23 tiri subiti in 90'. Manco una provinciale. Per il resto mi felicitavo per il pareggio sul gong dell'Empoli - sempre fucina di giovani talenti e sempre battagliero e frizzante chiunque lo alleni (sarà pur merito del presidente Fabrizio Corsi o no?) - come fingevo di rammaricarmi per lo Spezia - una cocente delusione per i suoi tifosi mi sembrava davvero il minimo sindacale loro spettante.

Ah la Roma. Come dimenticarmi del mio allenatore preferito, il supremo José Mourinho. Pareggiava grazie all'ennesimo rigore (giusto) contro un Lecce garibaldino e a tratti bello, ma troppo ingenuo e fragile in difesa, e lo Special One, dopo aver protestato per tutto e niente, come suo (artato) costume, durante tutta la partita, attribuiva poi alle precarie condizioni del campo le ragioni del loro mancato successo. Come apparire blasfemi nel giorno dedicato al Signore.