IL PIZZINO di Urgo: "Tutti meno uno"

Contro lo Spezia Spalletti ha iniziato giocando in dieci: forse perché il campo era più piccolo?

il pizzino di urgo tutti meno uno
Napoli.  

Il campo dello Spezia pare sia più piccolo del normale per cause di forza maggiore e con tanto di beneplacito della Lega Calcio. Non lo sapevo io e sembra non lo sapesse neppure Luciano Spalletti (il che è un po' più grave).

Una volta acquisito il dato, allo scopo di evitare inutili intasamenti sulle complanari liguri e anche per non essere accusato di ineleganza, l'allenatore dei partenopei aveva perciò deciso di giocare in dieci, tanto più che agli spezini mancavano ben nove titolari o giù di lì, tutti regolarmente snocciolati da Luca Gotti in conferenza stampa prepartita. I loro nomi erano i seguenti: Nzola, Bastoni, Gyasi, Ekdal, Holm, Kovalenko, Sala, Moutinho.

Con loro a occhio e croce si potevano costruire un po' il Brasile del '70 e un po' l'Olanda del '74. Non c'è dubbio ce l'eravamo proprio scampata bella. Intanto la Roma aveva vinto alla sua maniera, segnando subito di testa su calcio piazzato (due volte nei primi minuti), facendo un altro paio di folate offensive pericolose e poi chiudendosi a riccio, menando, simulando e protestando (more solito). Arrivava così - roba da non credere - temporaneamente al secondo posto.

Aveva ragione Spalletti che nel prepartita aveva sedato gli animi già festanti del popolo azzurro. Se chi aveva giocato così manifestamente male era seconda in classifica c'era speranza per tutte le immediate inseguitrici. Con questo obbligo di non cedere il passo né il cuore il Napoli scendeva in campo a La Spezia, in un clima inaccettabilmente (ma ormai quasi obbligatoriamente) riottoso e razzista. Il totoformazione del giorno prima non è che facesse proprio battere i denti. Rispetto alla Roma solo Politano per Lozano scaldava gli animi, ma poteva perfino spuntarla Elmas.

Al risveglio però tutto diceva Lozano (che era anche la scelta più logica) e così poi era. Restava solo da sapere chi fosse l'anello mancante, la pedina sacrificata sull'altare della sportività. E alla fine del primo tempo era chiaro a tutti, nel gioco "trova l'intruso" Piotr Zielinski era l'infiltrato, l'uomo inapparente, il fantasma del palcoscenico. E infatti al 62esimo Spalletti lo toglieva, essendo stato fin troppo generoso,. C'è un limite perfino al bon ton. Così finiva 0 a 3, con buona pace dei (vergognosi) cori, dell'ostruzionisno, delle simulazioni e dei metri da percorrere per arrivare ai (meritati) gol.