Koulibaly via ma Adl parlava di Scudetto: ritratta o si impegna per vincere?

Chiuso (giustamente) il ciclo bello ma perdente di Sarri. Il patron può davvero parlare di trionfi?

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Napoli.  

E' l'estate in cui il Napoli chiude i conti col suo passato. Con Koulibaly al Chelsea, della rosa 2017/2018, quella che per contingenze opache e sfortunate, dettagli a cui ognuno può attribuire la proporzione che vuole stante l'ipertrofia incontrovertibile dell'opacità, non vinse lo Scudetto con 91 punti restano solo due elementi: Mario Rui e Piotr Zielinski.
Il ciclo è chiuso, dunque, a prescindere dall'eventuale rinnovo di Mertens: è finita l'era dei tre piccoletti, delle scivolate miracolose di Koulibaly, della speranza di rivedere il Goulham devastante a sinistra.


Ed è giusto così: quel ciclo iniziato con Sarri è stato bellissimo, ma inevitabilmente perdente perché i suoi uomini simbolo sono puntualmente venuti meno ogni qual volta avrebbero per contro dovuto fornire il “plus” decisivo per vincere.
Non lo ha dato Hamsik quel plus, né Insigne, né Mertens, né Jorginho, né lo sfortunato Goulham, né Koulibaly (nel valore assoluto del calciatore si ricordi, solo per l'ultima stagione, il gol di Giroud nel match alla lunga decisivo).


E in più nel calcio di oggi il concetto di “costruire sui migliori” non vale più, per nessuno. La liquidità della società moderna è parte integrante anche del pallone: l'Inter scudettata ha perso Hakimi dopo una sola stagione, così come Lukaku. La Juve perderà molto probabilmente De Ligt dopo averci investito tanto solo tre stagioni fa. Il Napoli che ha tenuto Koulibaly, Mertens, Insigne, Zielinski, Hamsik, Callejon e gli altri dalle 6 alle 11 o 12 stagioni rappresenta un unicum per certi versi: una scelta, quella di essere un “unicum”, che alla prova incontrovertibile della “pesatura” si rivela sbagliata...perché non cedere alle sirene (si ricordi quando per Goulham arrivavano offerte da 40 milioni da Manchester, per Allan di 80 dal Psg) e tenere i migliori si è rivelato infruttuoso ai fini dell'unico obiettivo calcistico possibile che è la vittoria di titoli.


E alla vittoria di titoli si deve dedicare inevitabilmente un pensiero vista l'imminente cessione di Koulibaly e la chiusura del ciclo bello e perdente napoletano.
A prescindere dalle (non) vittorie la sostituzione di gente come Koulibaly in primis, e a ruota Insigne, Mertens e Ospina è tutt'altro che semplice: il Napoli si trova di fronte a una stagione di rivoluzione, di ripartenza, dove i nuovi dovranno integrarsi superando le difficoltà iniziali, perché è nelle cose che oliare i meccanismi comporta scricchiolii e inceppamenti.


Non che sia un problema: è alla Juve che a prescindere da rinnovamenti o consolidamenti si è chiamati sempre a vincere, a Napoli dove l'allora San Paolo si riempiva di 80mila persone quando toccava spingere la squadra per evitare retrocessioni in C sul campo e dove si è vinto 2 volte in 100 anni l'ossessione della vittoria non c'è.
Non c'è a prescindere da vacui trionfalismi alimentati mediaticamente e via social: fesserie.
Fesserie non possono essere minimamente definite le parole del massimo dirigente e assoluto dominus napoletanto, Aurelio De Laurentiis tantopiù se pronunciate in una occasione ufficialissima: la presentazione del ritiro di Dimaro, il 30 maggio 2022, non dieci anni fa per intenderci.


Ebbene, il presidente azzurro all'epoca solleticato dai media presenti ha dichiarato, testuale che “faremo di tutto per portare lo scudetto a Napoli”.
Offensivo bollare una dichiarazione del massimo dirigente azzurro in un contesto istituzionale e con piena consapevolezza come “una frase buttata lì”: un esercizio davvero stucchevole, come se un presidente peraltro sempre parsimonioso in considerazioni trionfalistiche come sul mercato, potesse davvero buttar lì una frase che genera aspettative in una tifoseria che sostiene a prescindere la squadra in B o in Chanpions, ma che di vittorie è affamata.


E allora il ciclo che si chiude sul campo andrebbe chiuso pure a livello comunicativo, voltando pagina e facendo finalmente chiarezza di obiettivi e intenzioni: non si chiede a Giuntoli di dire che si sta trattando Dybala se la trattativa è top secret, naturalmente, si chiede di definire margini e obiettivi con chiarezza.
“E' una stagione di ripartenza: puntiamo a confermare il piazzamento europeo, sperando nella Champions, e a far bene in questa Coppa” andrebbe benissimo, e nessuno, al di là di labili e artefatti trionfalismi mutuati da tradizioni altrui e dunque assolutamente ignorabili, avrebbe nulla da dire.
“Faremo di tutto per portare lo scudetto a Napoli”, per contro, è a tutti gli effetti un impegno preso con la tifoseria e con la piazza di Napoli: o si smentisce, non con pezze a colori improbabili di improbabili pompieri, o si mantiene l'impegno preso. Semplicemente.